«Se necessario porteremo avanti il conflitto all'infinito». Il capitolo V dell'era Putin è iniziato con grande aggressività e con l'intenzione di rafforzare l'alleanza militare con Cina, Iran e Corea del Nord per far fronte a quell'Occidente che ora minaccia di trasferire forze Nato in Ucraina (secondo la Polonia già sono presenti). All'indomani del voto Putin ha mosso alcune pedine dello scacchiere: il viceministro degli Esteri Rudenko ha incontrato a Mosca il rappresentante speciale cinese per gli affari a Pyongyang Liu Xiaoming. Nelle stesse ore l'ambasciatore russo in Cina Igor Morgulov ha avuto colloqui col ministro della Difesa di Pechino Li Shangfu, e l'omologo in Iran, Aleksej Dedov, è stato ricevuto dal ministro degli Esteri di Teheran Amir Abdollahian. La Cina si è impegnata a fornire tecnologie cruciali per lo sforzo bellico, ovvero semiconduttori e microchip che possono essere utilizzati a scopo militare, e droni Sunflower-200, che trasportano ordigni da 40 chili. L'Iran da parte sua garantirà una nuova fornitura di missili superficie-superficie (Fateh-110) e armi balistiche a corto raggio, come il letale Zolfaghar. Kim invece spedirà altri 2mila container di munizioni. Lo zar di Mosca gongola, e parlando dalla Sala Andreyev del Cremlino ai funzionari elettorali, afferma che «la vittoria alle elezioni è solo un prologo a quelle vittorie di cui la Russia ha così tanto bisogno e che arriveranno sicuramente».
Sul fronte ucraino, i ritardi nelle forniture d'armi stanno diventando critici. «Non abbiamo più nulla per difenderci, figuriamoci per attaccare. A che cosa ci servono gli F-16 o i missili Taurus se siamo persino a corto di munizioni?», si domanda Wladimir Klitschko, ex campione dei pesi massimi e fratello del sindaco di Kiev Vitalij. In un'intervista rilasciata al quotidiano tedesco Saechsische Zeitung parla di un fronte di guerra che si sposta ogni giorno nel Sud e nell'Est del Paese e di soldati esausti. Ieri, però, il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, si è recato a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e per ribadire il «ostegno incrollabile» di Washington. Nel 756° giorno di combattimenti, le principali operazioni dell'esercito di Kiev si sono focalizzate con raid in territorio russo. Un attacco di droni ha colpito la base aerea di Engels, vicino a Saratov (450 km dal confine ucraino), sede principale della flotta russa di bombardieri strategici a lungo raggio. Altri velivoli kamikaze hanno danneggiato un impianto petrolifero nella regione di Belgorod, e un hub per le riparazioni di carri armati e mezzi blindati a Tetkino (Kursk). Il ventre molle di Kiev continua a essere il Donbass, dove l'avanzata delle milizie di Mosca sta mandando in tilt le difese predisposte dal comandante Sirskiy. Gli aerei da ricognizione russi hanno inoltre distrutto il quarto carro armato americano Abrams nella direzione di Avdiivka.
Ne arriveranno 19, di marca Leopard, dalla Spagna. Le forze russe si sono aperte un varco anche nelle aree di Novopavlivka e Robotyne.Nel Kherson si segnalano 65 soldati di Kiev morti nel raid missilistico degli invasori. In serata bombardata la regione di Sumy.
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