«Un primo passo verso il piano Mattei per l'Africa» spiegano da palazzo Chigi per riassumere il senso della «conferenza internazionale sulla migrazione allo sviluppo» che si apre oggi a Roma. Al summit sono previsti 21 paesi capi di Stato o di governo in gran parte africani. Un'iniziativa voluta fortemente dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per cominciare «a mettere a punto una strategia di crescita e sviluppo» per l'Africa con l'obiettivo «di coniugare un rinnovato impegno internazionale nel contrasto ai flussi migratori irregolari con lo sforzo per affrontarne le cause profonde politiche economiche e climatiche, secondo la logica del Piano Mattei». Tradotto: patti chiari e amicizia lunga con i paesi africani di transito e partenza dei migranti grazie ad accordi di «partenariato strategico-globale» come il memorandum appena firmato da Ue e Tunisia. Ovviamente ci vogliono soldi e per questo gli inviti alla conferenza, ribattezzata «the Rome process» sono stati allargati dal Nord Africa e Sahel ai ricchi paesi del Golfo che hanno interessi nel continente a cominciare dagli Emirati arabi rappresentati dal capo supremo Mohamed bin Zayed Al Nahyan. E sono previsti anche Qatar, Kuwait e Arabia Saudita. «È un altro grande successo italiano», spiega la premier Giorgia Meloni al Tg1: «Voglio fermare definitivamente l'immigrazione illegale».
Il vero handicap è che ci vorrà tempo per applicare sul campo il piano Mattei, per ora praticamente sulla carta. Meloni dovrà spiegarlo bene al paese e al suo elettorato perché i dati degli sbarchi risultano impietosi. Fino a venerdì sono già arrivati 83.439 migranti illegali rispetto ai 33.972 dello stesso periodo nel 2022. Se va avanti così si rischia di arrivare nel 2023 a cifre record ben oltre i 105mila sbarchi dello scorso anno.
Non a caso la conferenza di Roma «mira a governare il fenomeno migratorio, contrastare il traffico di esseri umani e promuovere lo sviluppo economico secondo un nuovo modello di collaborazione fra Stati - sottolinea Palazzo Chigi - attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti in sei settori principali: agricoltura, energia, infrastrutture, educazione-formazione, sanità, acqua e igiene». I paesi europei rivieraschi direttamente interessati (Spagna, Grecia, Malta, Cipro) sono presenti. Da Atene arriva il primo ministro, Kyriakos Mitsotakis, molto duro con l'immigrazione illegale. Unica assenza di peso la Francia del presidente Emmanuel Macron, che si è scontrato con Meloni sul nodo migranti.
Il summit è il primo passo verso l'elaborazione del Piano Mattei che l'Italia illustrerà a novembre in occasione di una specifica Conferenza Italia-Africa. A suggellare il primo passo del disegno strategico di Meloni sono previsti i leader delle istituzioni europee Ursula von der Leyen e Charles Michel.
L'Italia si sta impegnando ad esercitare un ruolo guida nel Mediterraneo allargato e il summit servirà anche «a gettare le basi per il lancio di forme di sviluppo condivise creando nuove rotte energetiche sostenibili dal sud verso il nord e nuove catene di approvvigionamento». Belle parole e buoni auspici, che però dovrebbero portare anche a passi più concreti ed immediati per cercare di tamponare da subito l'ondata di migranti in arrivo. Il memorandum con la Tunisia prevede l'appoggio in termini di mezzi navali e una collaborazione più stretta con la Guardia costiera locale. Un vero coordinamento con la Guardia costiera italiana, che non significa blocco navale, renderebbe però possibile una «barriera» contro i trenta barchini al giorno che partono da Sfax. E gli esperti del governo hanno piani già pronti. A palazzo Chigi, però, fanno presente che «affrontare il tema migratorio solo a livello securitario non funziona: bisogna guardare alle cause profonde del fenomeno». Il memorandum con la Tunisia è «un modello di partenariato, che si fonda su un approccio integrato, che potrà essere replicato con gli altri Stati del Nord Africa».
I talebani dell'accoglienza stanno facendo di tutto per mettere i bastoni fra le ruote.
Ieri 27 Ong, a cominciare dalla potente Msf e la segretaria del Pd, Elly Schlein, si sono schierati contro i «partenariati strategici». La premier Meloni non si scompone ed è ben decisa a portare avanti il piano Mattei. Giovedì, nell'incontro alla Casa Bianca con il presidente Joe Biden, affronterà anche il nodo del Nord Africa e dei flussi migratori.
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