Sunak, Meloni e Macron: sui migranti ora la "fase 2"

Vertice a Granada: ok ad azioni operative sulle coste nordafricane. Nel mirino barche in partenza e cantieri

Sunak, Meloni e Macron: sui migranti ora la "fase 2"
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L'intenzione è quella di gettare le basi per una sorta di «fase 2» nel contrasto all'immigrazione clandestina. Non solo allargando il confronto ai Paesi extra Ue, ma soprattutto provando a ragionare su azioni operative mirate. Dalla mappatura satellitare delle barche già esistenti e pronte a salpare da Tunisia e Libia, allo screening dei cantieri della costa nordafricana dove vengono costruite e riparate. Il passo successivo - d'intesa con Tunisi e Tripoli - è quello di concordare operazioni congiunte d'intelligence per intervenire direttamente in loco e rendere inutilizzabili le imbarcazioni in questione. Insomma, il modello Manica - Londra e Parigi stanno già lavorando in questo senso - da applicare allo Stretto di Sicilia.

Anche di questo si è parlato ieri a Granada nel vertice sui migranti voluto dal primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, a margine del summit della Comunità politica europea. La prima a raccogliere l'invito è stata Giorgia Meloni, seguita dal premier olandese (uscente) Mark Rutte e da quello albanese Edi Rama. Con qualche perplessità della presidenza spagnola, non solo per ragioni logistiche ma anche perché il Consiglio europeo informale in agenda oggi sempre a Granada ha in programma un corposo dibattito sulla questione dei flussi migratori. Un'evidente sovrapposizione, anche se il format inaugurato ieri («aperto a chiunque voglia partecipare», spiegano fonti diplomatiche inglesi e italiane) è allargato a tutta la Comunità politica europea, quindi anche a Paesi extra Ue, a partire dal Regno Unito che se ne è fatto promotore. Nonostante i dubbi spagnoli, però, nella mattinata di ieri l'appuntamento raccoglie le adesioni della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del presidente francese, Emmanuel Macron. Dandogli, evidentemente, un peso molto diverso da quello che poteva avere prima. E con un documento finale sulla «dimensione esterna» dei fenomeni migratori in otto punti, tutti concordati tra Gran Bretagna, Italia, Francia, Olanda, Albania e Commissione Ue. Una dichiarazione scritta in cui ci si impegna su diversi fronti: da un'azione «robusta» in loco contro gli scafisti a un maggiore supporto ai Paesi nordafricani per la protezione delle frontiere, passando per il ruolo dell'Onu (tramite Unhcr e Oim) nell'assistenza ai rimpatri. Un documento che - con l'ombrello di Bruxelles - impegna Londra, Roma, Parigi, Amsterdam e Tirana a «intraprendere un'azione incisiva per affrontare il contrabbando di migranti lungo le rotte e alle frontiere esterne», anche «attraverso un'azione congiunta per chiudere le catene di approvvigionamento delle bande organizzate grazie allo scambio di informazioni, la cooperazione operativa e le misure per fermare tutte le imbarcazioni coinvolte nel contrabbando». Insomma, sul fronte migranti «l'Italia è tutt'altro che isolata», dice Meloni arrivando in Andalusia, terra di sole, corrida e architetture arabe. «Il nostro lavoro con Roma - spiega Macron in conferenza stampa, riferendosi soprattutto alle rotte migratorie che passano attraverso le Alpi - è di smantellare questo sistema di flussi organizzati da trafficanti». Per questo - aggiunge l'inquilino dell'Eliseo, spiegando che «impegni più vincolanti» saranno discussi in un nuovo format a sei sempre organizzato da Sunak - «vogliamo sviluppare una lotta all'immigrazione illegale al livello di Comunità politica europea».

Il grande assente dal vertice di ieri resta Olaf Scholz. Con cui l'interlocuzione italiana continua a restare complessa, nonostante il compromesso sulle Ong siglato mercoledì a Bruxelles. Il punto è sì il Patto di migrazione e asilo, ma anche e soprattutto il memorandum con la Tunisia sottoscritto da von der Leyen, Meloni e Rutte. Politicamente, infatti, l'accordo è congelato e serve il via libera di Scholz (che si porterebbe dietro gli scettici del nord europa) per sbloccarlo.

Un punto su cui Meloni insiste con forza, nella convinzione che senza una vera intesa con Kaïs Saïed le partenze dalle coste tunisine non si fermeranno. Una questione di cui certamente parleranno la premier e il cancelliere tedesco nel bilaterale in agenda questa mattina alle 9 a Granada.

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