Gualtieri raddoppia: 7,5 miliardi anti crisi. Ma il deficit al 2,5% non piace a Bruxelles

Gualtieri raddoppia: 7,5 miliardi anti crisi. Ma il deficit al 2,5% non piace a Bruxelles

Se Bruxelles asseconderà la richiesta italiana sarà la flessibilità più consistente da quando nel 2015 la commissione guidata da Jeaan Claude Juncker decise di allentare il Patto di stabilità per i paesi alle prese con eventi inattesi. Ma saranno comunque risorse appena sufficienti a tamponare l'emergenza coronavirus.

Al consiglio dei ministri di ieri, messa da parte la prudenza iniziale del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che aveva annunciato misure per 3,6 miliardi, il governo ha annunciato uno scostamento di 7,5 miliardi di euro, 6,35 miliardi in deficit. Il tutto per «consentirci di assumere le prime iniziative immediate per far fronte all'emergenza economica del coronavirus e al suo impatto sull'economia», ha annunciato Gualtieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Dal punto di vista tecnico come indebitamento siamo nell'ambito dello 0,3%» del Pil in più «rispetto allo 0,2% originario», ha aggiunto il ministro. Ora il governo porterà la modifica alla legge di Bilancio in Parlamento per approvare lo scostamento dal deficit (l'11 marzo al Senato), mentre la lettera alla Commissione europea è già partita. Nella missiva si quantifica il nuovo deficit/Pil per il 2020: il 2,5%

Nei giorni scorsi l'esecutivo europeo guidato da Ursula von der Leyen aveva fatto trapelare una disponibilità di massima a valutare un piano da finanziare in deficit. Ma la cifra arrivata ufficiosamente a Bruxelles erano i 3,6 miliardi del primo piano ed è provabile che nuova stima farà storcere la bocca ai paesi del Nord.

Gualtieri ha assicurato che l'interlocuzione con le istituzioni europee è ottima e in corso. Ma la disponibilità confermata ieri dal commissario agli Affari economici, l'Italiano Paolo Gentiloni, potrebbe non essere sufficiente.

L'impegno è di riprendere il percorso di riduzione del disavanzo già dal 2021, con un deficit/Pil che a 1,8 per cento del Pil nel 2021 e al 1,4 per cento nel 2022. Nella missiva inviata a Bruxelles l'esecutivo va anche all'incasso sul nuovo dato sul deficit 2019, che si è attestato all'1,6% del Pil invece del 2,04% previsto.

Non mancano incognite. Se Bruxelles dovesse concedere più deficit, la reazione dei mercati e delle agenzie di rating resta un'incognita. «Mercati e agenzie potrebbero non vedere bene questo nuovo aumento di deficit e debito pubblico, soprattutto se il primo dovesse superare il 2,5% del Pil», ha spiegato Alessandro Bonetti capo degli affari istituzionali di Bp Prime.

Poi restano da definire le misure. La modifica dei conti 2020 fa da cornice al decreto vero e proprio, in arrivo in tempi brevi. Misure di «prevenzione e mitigazione del rischio», che «ci consentiranno di sostenere redditi, salvaguardare l'occupazione, potenziare gli ammortizzatori sociali». Naturalmente, ha ammesso il ministro, «sappiamo che anche questo secondo decreto non esaurisce gli interventi necessari per sostenere e rilanciare l'economia». Ci sarà «una misura per sostenere una moratoria dei crediti alle imprese da parte del sistema bancario». Poi il finanziamento della cassa integrazione in deroga perché «nessuno deve perdere il lavoro». Quindi misure per garantire liquidità e gli ammortizzatori sociali. E forse un rientro «graduale» dalla sospensione della tassazione», come ha annunciato il viceministro all'Economia Giulia Castelli.

Tra i temi rispuntati in coincidenza con la crisi sanitaria c'è anche quello della plastic tax (che ieri l'alleanza delle cooperative ha chiesto di spostare al 2021).

In ballo anche un rinvio del decreto turismo con la stretta sugli affitti brevi voluta dal ministro Dario Franceschini. Nel primo caso si tratta di una scelta per la quale il governo deve trovare una copertura. Magari dentro quei 7,5 miliardi di scostamento dai saldi di bilancio, come misura pro imprese.

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