Superbonus e crediti, sblocco in salita

Ieri vertice tra Tesoro, banche e associazioni. Serve tempo per verificare i numeri

Superbonus e crediti, sblocco in salita

Le varie proposte per sbloccare l'impasse Superbonus «verranno approfondite e valutate in vista della convocazione di un prossimo nuovo incontro tecnico». È quanto emerso al termine del tavolo tra il governo e le associazioni del mondo edile e della proprietà immobiliare ieri al ministero dell'Economia, coordinato dal viceministro Leo. Al carattere interlocutorio della riunione ha fatto da contraltare «l'urgenza di intervenire individuando strumenti in grado di dare tempestiva risposta al settore delle imprese edili», ha spiegato Via XX Settembre. La convocazione delle controparti finanziarie (presenti anche Abi, Cdp, Sace e Agenzia delle Entrate) ha comunque confermato l'intenzione di procedere allo sblocco dei 19 miliardi di crediti fiscali dei bonus edilizi incagliati presso le imprese costruttrici e che potrebbero essere acquistati dalle banche per compensarli tramite F24 con i propri debiti verso il fisco visto che lo spazio si starebbe esaurendo avendo già assunto impegni sui bonus per oltre 77 miliardi.

Alla fine, come rivelato dalla stessa Abi, «è cresciuto l'apprezzamento per la proposta formulata insieme all'Ance sull'utilizzo dell'F24. Tale proposta è la soluzione percorribile visti gli assai ingenti acquisti di crediti di imposta già effettuati e gli impegni già assunti dalle banche, certificati dalla commissione di inchiesta sulle banche lo scorso giugno». Sul tavolo del vertice sono rimaste anche le proposte per gestire il periodo transitorio di applicazione tra la precedente normativa e il decreto Superbonus, ossia consentire la cessione dei crediti e lo sconto in fattura per un periodo limitato ad alcuni casi particolari come le ricostruzioni post-sisma (Abruzzo, Emilia e Centro-Italia) e l'edilizia popolare.

«Per noi è fondamentale, oltre alle modifiche, trovare rapidamente una soluzione allo sblocco dei crediti incagliati» anche «aprendo all'acquisto da parte delle partecipate» pubbliche, ha dichiarato la presidente dell'Ance, Federica Brancaccio, ricordando che l'Abi e il Tesoro stanno ancora completando la ricognizione sulla capienza residua delle banche. Occorre attendere la prossima settimana per avere un quadro più chiaro anche sul peso dei crediti sul deficit ma, ha concluso la numero uno dell'associazione delle imprese edili, «serve un segnale prima». Non a caso, tra i partiti di maggioranza proprio Forza Italia aveva spinto per mettere in campo le spa di Stato in modo da assorbire quei crediti che il sistema bancario non sarebbe in grado di acquistare. In questa direzione si era mosso anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dichiarando la disponibilità delle imprese private più solide a sbloccare l'impasse. Anche Confartigianato ha sollecitato un intervento in questa direzione sottolineando che si deve prevedere «un'alternativa attraverso l'intervento di un acquirente pubblico di ultima istanza, come Cassa Depositi e Prestiti, in presenza di una massa significativa di crediti frammentata in una pluralità di singoli crediti di importo ridotto».

Il cambio di rotta del governo, tuttavia, ha trovato una giustificazione nelle parole del comandante

generale della Finanza, Giuseppe Zafarana. Nel settore dei bonus in materia edilizia ed energetica in due anni sono stati sequestrati di oltre 3,7 miliardi di crediti d'imposta inesistenti, ha detto il generale in audizione.

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