Il Senato ha approvato il decreto Superbonus così come varato dalla commissione Finanze di Palazzo Madama. La fiducia è stata approvata con 101 sì espressi da FdI, Lega, Fi e Nm. Forza Italia, che in commissione Finanze si era astenuta sull'emendamento del governo e sul voto al mandato al relatore è stata assente, in Aula ha votato a favore. Le opposizioni, inclusa Iv che aveva approvato in commissione, hanno espresso 64 no.
In attesa dell'esito alla Camera pressoché scontato, si possono considerare cosa fatta sia la spalmatura dei crediti d'imposta Superbonus in 10 anni per coloro che hanno avviato i lavori nel 2024 che lo stop alle compensazioni dei crediti stressi da parte delle banche con i debiti previdenziali e Inail. Sono queste le due misure che consentono al deficit/Pil con 2,4 miliardi di risparmi di rientrare sul sentiero programmatico del 3,6% nel 2025 e del 2,9% nel 2026. Una traiettoria che hanno valutato positivamente perché lo spread tra Btp e Bund decennali dai 135 punti di martedì scorso (quando in commissione impazzava la bufera sulla mini-retroattività) è sceso ai 130 punti di ieri. Segno che l'impegno per riportare i conti pubblici, devastati dalla misura grillina (il cui costo di oltre 150 miliardi si somma agli altri 60-70 miliardi di bonus edilizi), è stato apprezzato.
E proprio le difficoltà del bilancio pubblico sono state messe in evidenza ieri dal presidente della commissione Finanze del Senato, il leghista Massimo Garavaglia (molto vicino al ministro dell'Economia Giorgetti), nel suo intervento in Aula. «Chiudiamo la folle stagione dei bonus e ha fatto bene Giorgetti che con la Lega ha detto basta» e lo ha fatto «con serietà», ha detto. L'emendamento che differisce l'avvio della sugar tax a luglio 2025, ha aggiunto, «vede tre righe di emendamento e due pagine di copertura; vuol dire che si è raschiato il barile, questo deve far riflettere e significa che veramente la festa è finita e dà la misura della difficoltà che adesso ci troviamo ad affrontare. Altro che andare avanti a ballare sul Titanic».
A questo proposito, Fausto Orsomarso, capogruppo Fdi della commissione Finanze del Senato, ieri ha ottenuto l'approvazione di un ordine del giorno che aumenta i controlli sui crediti acquistati da banche e intermediari finanziari con sconti superiori al 75 per cento. «Il Superbonus non è stata soltanto una misura che ha scassato i conti pubblici, ma ha anche aperto a frodi, illegalità e fenomeni di indegna speculazione ed è per questo che risulta incredibile la faccia tosta con cui Giuseppe Conte e i Cinque stelle continuano a difenderla», ha dichiarato. Il prsidente dell'Abi (la Confindustria delle banche), Antonio Patuelli ha tuttavia ricordato che «le banche sono state il primo acquirente di questi crediti e siamo rimasti sorpresi rispetto a una norma imprevista e imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo».
In ogni caso, Giorgetti deve portare avanti una missione impossibile: rassicurare i mercati sulla sostenibilità di un debito da quasi 2.900 miliardi.
La cessione del 2,8% di Eni per 1,4 miliardi dopo i 625 milioni incassati con Mps a marzo e con ulteriori cessioni di Poste e del Monte in programma avvicinano sempre più il target di 20 miliardi di incassi da privatizzazioni in tre anni fissato dalla Nadef.
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