Parigi Svastiche sulle lapidi. Celesti come la profanazione a colpi di bombolette spray e anche gialle, come i gilet che turbano la quotidianità francese da tre mesi, lasciandosi talvolta pervadere da sentimenti anti-ebraici. I gesti antisemiti si moltiplicano, a Parigi e in altre città, al punto che il premier Edouard Philippe, ieri in piazza, definisce l'antisemitismo «profondamente radicato nella società francese». In attesa di una legge contro «le parole di odio» sui social network, «se possibile» entro l'estate, una prima risposta arriva alle 19 di ieri: 14 partiti francesi uniti con buona parte del governo, a Parigi e in altre venti città. A Place de la République ci sono migliaia di persone; non c'è però Marine Le Pen, in polemica con i promotori che non hanno coinvolto il suo Rassemblement national.
«I francesi condividono lo sdegno», dice François Hollande. «Le violenze si ripetono, lo Stato deve rispondere», l'invito di Nicolas Sarkozy. Ex inquilini dell'Eliseo in una protesta collettiva contro la viltà di gesti come quello che ha colpito il filosofo Alain Finkielkraut, aggredito in quanto ebreo da un uomo noto per la vicinanza a posizioni salafite, la corrente islamica tra le più oltranziste. Sabato, durante il corteo dei gilet gialli. Ieri invece l'altro episodio ha preso di mira il cimitero alsaziano di Quatzenheim, nell'est della Francia (20 chilometri da Strasburgo), dove un'ottantina di tombe ebraiche sono state profanate. Emmanuel Macron si presenta lì nel pomeriggio, con la kippàh. Qualche minuto in raccoglimento insieme al rabbino capo. Depone una rosa, poi dà la sua visione: «L'antisemitismo è la negazione della Repubblica, prenderemo provvedimenti, faremo leggi, puniremo, ma non credo che penalizzare l'antisionismo sia una soluzione». Parole che aprono un vaso di Pandora e mettono sulla graticola il suo stesso governo: «Chi ha fatto questo (la profanazione) non è degno della Francia - chiarisce - daremo una risposta con tutte le forze affinché non succeda più». Come?
Punire anche l'antisionismo, come proposto dai suoi deputati di En Marche, da ieri non è più un'opzione: «In Francia se si dice sporco sionista, la natura antisemita è lasciata alla discrezione del giudice», spiega Sylvain Maillard, onorevole di maggioranza. Ma una legge rischierebbe di creare confusione tra critica della politica dello Stato di Israele e posizioni antisemite. Macron prova a rassicurare. Al Memoriale della Shoah, prima visita da inizio mandato, in serata rende omaggio ai 76mila deportati (11mila bambini) permettendo a una ragazza ebrea di entrare al suo fianco: «Sono francese, ho bisogno di parlarle». Il ministro dell'immigrazione israeliano, Yoav Gallant, invita invece gli ebrei d'Oltralpe a tornare in Israele: «Rientrate a casa», scrive su Twitter. Ciò che è successo ieri nel cimitero, «ricorda i giorni bui della storia del popolo ebraico».
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu fece lo stesso appello dopo gli attentati del 2015 a Parigi. Ieri ha definito l'atto «scioccante». Un recente sondaggio della Cnn sostiene inoltre che un francese su cinque tra i 18 e i 34 anni non abbia sentito parlare dell'Olocausto.
Dal massacro firmato Mohamed Merah
alla strage dell'Hyper Cacher, dall'omicidio di Sarah Alimi nel 2017 a quello dell'anziana Mireille Knoll, molti ebrei hanno già scelto di andarsene: almeno 60mila quelli fuggiti dalla regione verso «piccole Gerusalemme».
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