«Secondo l'Onu, in un anno, i prezzi agricoli sono cresciuti del 30%, anche a causa della politica di accaparramento delle scorte alimentari perpetrata dalla Cina». Solleva il problema un'interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea firmata da Antonio Tajani e dalla delegazione Italiana Forza Italia-Ppe al Parlamento europeo, con la quale si chiede che Bruxelles intervenga sui prezzi agricoli e sulle criticità derivanti dalle politiche di mercato aggressive di Pechino.
«Il 69% delle riserve mondiali di mais, il 60% di quelle di riso e il 51% di grano sono oggi in mano cinese - si legge nell'interrogazione - Nei primi 8 mesi del 2021 la Cina ha speso in importazioni di generi alimentari circa 98,1 miliardi di dollari, comprando anche attraverso colossi del settore indirettamente controllati dal Governo di Pechino. Il Wh Group, primo operatore cinese di carni, ha acquisito aziende in Germania, Polonia e Olanda. L'attuale crisi energetica rischia di ripercuotersi anche sulla catena di approvvigionamento alimentare. Il prezzo dell'urea, fertilizzante base in agricoltura, è alle stelle. Considerando che l'aumento dei prezzi agricoli è un danno per i cittadini, si chiede alla Commissione europea quale misure intende adottare per aumentare la produzione europea e le scorte di prodotti agricoli», e se intende «creare un sistema di stoccaggio comune del grano e del gas sulla falsa riga di quello proposto per il vaccino contro il Covid».
Infatti, secondo il «Giornale economico giapponese» Nikkei, la Cina sta accumulando oltre la metà del grano mondiale, e la prima conseguenza sono i prezzi in aumento sui mercati. Pechino mantiene scorte di cibo ad un «livello storicamente elevato», ha confermato nei giorni scorsi Qin Yuyun, funzionario della National Food and Strategic Reserves Administration. Tanto che le scorte delle due principali riserve, grano e riso, continuano ad aumentare. In particolare quelle di grano «sono sufficienti a soddisfare la domanda dei consumatori per un anno e mezzo», ha dichiarato il funzionario. E la produzione annuale di cereali della Cina nel 2021 dovrebbe superare i 650 miliardi di chilogrammi per il settimo anno consecutivo.
Con questa crescita delle riserve di cereali si può garantire che la Cina sia «praticamente autosufficiente nel settore grazie a una fornitura di alimenti base assolutamente sicura». La capacità del Paese di assicurare il proprio approvvigionamento alimentare è stata dunque rafforzata, ha concluso Qin, con riferimento non solo alle scorte di riso e prodotti a base di farina, ma anche alla lavorazione dei cereali e dell'olio.
Ed è però allarme anche per i
fertilizzanti. Stando a quanto riporta Bloomberg, nelle ultime settimane Pechino avrebbe imposto nuove restrizioni alle esportazioni dei prodotti, con il conseguente aumento dei prezzi che rischia di riflettersi sui raccolti.
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