Tajani: "Tassa su extra-profitti da Urss"

Il leader di Fi: "Non possiamo fare la guerra alle banche". Taglio del cuneo strutturale

Tajani: "Tassa su extra-profitti da Urss"
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Continua a far discutere l'ipotesi di una tassa sugli extra-profitti bancari. «Non possiamo pensare di fare la guerra alle banche», ha detto ieri il segretario di Forza Italia e vice premier Antonio Tajani, durante la Conferenza nazionale degli Enti locali del partito azzurra a Perugia. «Sono contrario alla tassazione sugli extra profitti perché è una cosa da Unione Sovietica. Non siamo contrari a chi ha successo». E ancora: «Non possiamo imporre una tassa in base a un principio degli extraprofitti. Devono dare un contributo, concordando col governo, e dire come possono aiutare. Non deve essere per forza una tassa, può anche essere una scelta di favorire per esempio la possibilità di garantire più liquidità».

La discussione è salita di tono dopo che il vice segretario dalla Lega, Andrea Crippa, aveva rilanciato la proposta in un'intervista ad Affari Italiani: «Ricordo che negli ultimi due anni, a causa dell'ingiustificato e folle rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, i primi sette istituti di credito italiani hanno quasi raddoppiato gli utili: +93%. È quindi giusto ed equo che siano loro, ora, a contribuire per redistribuire la ricchezza».

La sensazione è che, alla fine, un punto di caduta possa essere trovato e questo potrebbe essere non una tassa, ma una dilazione di crediti di imposta e deduzioni che permetterebbero al bilancio pubblico di ottenere una maggiore liquidità nell'immediato. Una misura che garantirebbe comunque di raggiungere l'obiettivo di finanziare la manovra, che avrà un valore compreso tra i 25 e i 30 miliardi in base alle coperture che si riusciranno a trovare. Detto dei risparmi di spesa che arriverà dai ministeri (si punta ad almeno 3 miliardi), un'altra fonte importante di copertura arriverà dalla rimodulazione delle detrazioni fiscali. Su questo punto, un possibile intervento potrebbe vertere su alcune detrazioni alle imprese, a partire dall'eliminazione di tutte quelle che hanno un peso minimo e che magari si sovrappongono ad altre. Inoltre, si potrebbe andare a rimodularne altre senza eliminarle del tutto. Secondo le stime, nel nostro Paese ci sono 625 agevolazioni fiscali che per l'anno in corso valgono intorno ai 100 miliardi. Secondo indiscrezioni, su questo punto si vorrebbe ricavare almeno un miliardo. Alle imprese, del resto, è stato messo sul piatto un abbassamento strutturale del cuneo fiscale (che costa 9,4 miliardi). Allo studio del Mef, tra l'altro, ci sarebbe una rivisitazione di quest'ultima misura per un'estensione graduale alla fascia 35-40mila euro di reddito, con il taglio al cuneo che potrebbe gravare sulla parte fiscale e non sulla quota di contributi dopo i 20mila euro. Tenendo conto i circa 4 miliardi del fondo per l'attuazione della delega fiscale e i circa 2 miliardi del fondo sulla riduzione delle tasse, altre risorse sono attese dalle adesioni al concordato fiscale biennale preventivo la cui entità si conoscerà dopo il 31 ottobre. Più risorse ci saranno a disposizione, più si andrà a irrobustire il pacchetto famiglia per sostenere la natalità e si cercherà di fare qualcosa in più oltre alla conferma dell'accorpamento delle aliquote Irpef (si è era parlato di abbassare l'aliquota mediana al 33% fino a 55-60 mila euro). Si proverà inoltre a varare un nuovo ritocco alle pensioni minime, portandole oltre i 621 euro attuali.

L'appuntamento per il Documento programmatico di Bilancio è domani, quando arriverà l'ok del governo. Mentre la manovra vera e propria dovrebbe essere presentata il 20 di ottobre, con l'arrivo in aula alla Camera dei deputati.

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