"La malattia di mamma, Conte, le parodie...". Le Coliche si raccontano

Le Coliche, a pochi giorni dall'uscita del loro libro 'Come il mal di pancia', ripercorrono la loro carriera e ci parliamo del loro essere fratelli

"La malattia di mamma, Conte, le parodie...". Le Coliche si raccontano

"Siamo cresciuti a pane e commedia all'italiana, da Alberto Sordi ad Aldo, Giovanni e Giacomo per, poi, cercare di emularli involontariamente". Le star del web, Claudio e Fabrizio Colica, note come Le Coliche, si raccontano a pochi giorni dall'uscita del loro libro 'Come il mal di pancia', edito da Mondadori.

Come sono nate Le coliche?

Fabrizio: “Sono nate da una famiglie di creativi, anche se nostro padre è avvocato e nostra madre ha fatto la mamma a tempo pieno. Una famiglia normale, ma di fatto siamo cresciuti con una telecamera in casa e con dei genitori che ci hanno sempre spinto verso la creatività. Noi, fin da quando eravamo piccoli, mettevamo in scena le favole della buonanotte che ci raccontava papà quando eravamo piccoli, sempre con la telecamerina di famiglia di cui, poi, ci siamo impossessati e abbiamo iniziato a fare i nostri video da soli. In seguito nel 2017 è arrivato Giacomo Spaconi che ci ha proposto di essere il nostro regista e, ormai, quattro anni che facciamo video tutti e tre insieme”.

Cantanti indie, oroscopo, Alberto Angela. Come nascono le vostre parodie?

Claudio: “Nascono da messaggi vocali mandati al volo quando ci viene un'idea, spesso in motorino o anche sulla tazza del gabinetto. A me venivano spesso quando, annoiato, facevo le vasche di nuoto. Fondamentalmente quanto mi sto rompendo i c... (ride). Subito dopo lo scambio di messaggi WhatsApp, prende forma una sorta di idea e fissiamo un'intera giornata per buttar giù tutta la sceneggiatura e organizziamo le riprese. Questo ogni settimana: stiamo 5 giorni su 7, a volte anche 7, su 7 a scrivere, organizzare, produrre, girare e post-produrre. È un lavoro a tempo pieno”.

Fabrizio: “Spesso le grandi ispirazioni vengono nei momenti in cui non stai facendo nulla. A me succede spesso in treno, in motorino o nuotando perché sono momenti in cui non sei preso da altri stimoli esterni e, quindi, sei spinto a riflettere, ad essere creativo più che passivo nell'intrattenimento. Per noi è sacro tenerci aggiornati con le news o, banalmente, con i trend settimanali sulla politica, sul meteo. Dobbiamo, quindi, ritagliarci dei momenti di solitudine, vuoto, riflessioni sia momenti di informazione”.

Roma fa sempre da sfondo ai vostri video. Quanto la amate o la odiate?

Claudio: “Roma si ama e si odia contemporaneamente. Ci siamo resi conto che, sì, è vero che quasi tutti i nostri video sono ambientati a Roma, però abbiamo notato che, in realtà, i problemi delle grandi città sono gli stessi ovunque, a parte a Milano dove funziona tutto. Abbiamo visto che la gente, in tutti i capoluoghi di provincia, riscontra gli stessi problemi di cui parliamo noi nei video ambientati a Roma”.

Qual è il vostro miglior video? E il peggiore?

Giacomo Spaconi (il regista dei loro video): “Io sto amando molto l'ultima saga 'come far incazzare...'. Lì, secondo me, c'è stato un grande salto di qualità. Le attenzioni che stiamo ponendo su questo nuovo format sono interessanti. Tra gli ultimi usciti io preferisco 'Come far incazzare un medico...'. I video che sono andati peggio, ma che comunque amiamo molto, sono quelli dove loro due fanno gli anziani. Sono video che ci fanno morire dal ridere ogni volta che li giriamo, ma non hanno tanto pubblico”.

Fabrizio: “I video più belli sono quelli eterni, quelli che se dovessimo rivedere tra dieci anni sarebbero ancora attuali. Spesso, invece, facciamo dei video attaccati a dei trend del momento, di ordine politico o pandemico. Per cavalcare l'onda cerchiamo di essere più attuali possibili però quel video che in quel momento fa milioni di visualizzazioni, visto un anno dopo non è più così attuale”.

Perché avete deciso di scrivere questo libro?

Claudio: “Perché ci hanno costretto (ride)...No, non è vero. Mondadori ci ha proposto questa idea e abbiamo iniziato a raccontare tutto ciò che ci riguarda dalla nostra nascita ad oggi. È venuto abbastanza da sé, non ci abbiamo messo fatica e non abbiamo avuto bisogno di impegnarci troppo, solo nello scrivere in italiano “correggiuto”. Il resto è stato un tuffo nel passato, nel mettere nero su bianco tutto ciò che ci ricordiamo. Io ho raccontato il primo bacio dato in seconda media ed è un evento su cui si riconoscono un milioni di persone”.

Fabrizio: “All'inizio ci siamo chiesti se veramente poteva interessare la nostra vita. È lo stesso che ci siamo chiesti inizialmente con le Coliche: ma fa ridere questa cosa? La gente empatizza? Alla fine, però, ci siamo accorti che quando parli di te senza filtri, quando cerchi di entrare nel profondo sia dei problemi d'infanzia sia delle più grandi cavolate che ti possono essere capitate, se lo racconti con schiettezza, quel materiale è sempre interessanti”.

Voi siete fratelli. Andate d'accordo?

Claudio: “C'è una frase che abbiamo coniato e che vorremmo fosse messa sui baci perugina: 'i fratelli sono le persone che vanno meno d'accordo sulle più inutili futilità della vita'. È la definizione di fratelli. Si litiga per le 'cacchiate', ma sulle cose serie, almeno io e Fabrizio andiamo d'accordo”.

Fabrizio: “Sì, noi nell'infanzia, come tutti i fratelli abbiamo litigato. Claudio, forse, ha ancora il segno di una forchettata perché mi aveva fregato qualcosa dal piatto, però adesso abbiamo fondato una società e scritto un libro insieme e sul lavoro non discutiamo mai. Poi, continuiamo a discutere se Claudio mi frega il cibo o se io lo frego a lui...”.

Quanto è importante per voi la famiglia?

Claudio: “Io e Fabrizio, se non fossimo cresciuti con questa leggerezza, probabilmente non avremmo un canale comico e tutto ciò che ne segue”.

Giacomo Spaconi (regista): “Secondo me è fondamentale il concetto di famiglia e di unione che noi riproponiamo nei nostri video. Giochiamo tanto anche con i ruoli dei loro genitori che spesso compaiono nei video, soprattutto il padre”.

Claudio: “Oggi l'abbiamo travestito da Gandalf..” (ride).

Come affrontate la malattia che ha colpito vostra madre?

Fabrizio: “Vivere in quel contesto familiare, per noi, è stato fondamentale. Vedere come nostra madre ha affrontato, col sorriso, una malattia autoimmune di quel tipo che gli ha colpito prima le gambe, poi le braccia e, ora, è completamente tetraplegica, è il bagaglio più importante che ti teniamo sulle spalle per fare il nostro lavoro. Spesso parliamo di disgrazie su una città, una pandemia o una situazione politica e lo facciamo sempre col sorriso. Abbiamo partecipato spesso a numerose campagne per la ricerca e la donazione del midollo, per lo screening neonatale da famiglie Sma e lo facciamo sempre con la libertà di parlarne in modo leggero e di colpire”.

Claudio: “Noi spesso la inseriamo nei nostri video e lei è la prima a ridere della sua condizione”.

Che differenza c'è tra fare satira sul web o in tivù?

Claudio: “C'è una differenza che consiste nei tempi, nelle inquadrature, nelle battute. In tivù è tutto più dilatato e disteso, mentre nel web è tutto adesso e subito. Devi cercare nel minor tempo possibile di mantenere accesa l'attenzione dell'utente e di non fargli cambiare video. In televisione se la gente mette un determinato canale, lo ha fatto con l'idea un minimo di rimanerci. Poi pure lì c'è lo zapping, ma sul web basta una ditata e hai altri milioni di video che puoi vedere e, quindi, devi essere molto più coinciso, breve e accattivante. Non puoi permetterti sigle, silenzi, introduzioni troppo lunghe o momenti di pausa”.

Fabrizio: “Il web è basato sulla condivisione, sulla cooperazione insieme alla community. Devi avere un motivo per condividerlo, mentre nella tivù sei uno spettatore passivo”.

Voi cosa preferite?

Claudio: “Noi abbiamo lavorato sia per la tivù sia per il web. Ci piace essere cross-mediali. Il libro è un altro media nel quale inizialmente mi sono trovato un po' in difficoltà perché dovevo raggiungere un certo numero di pagine, mentre per il web basta scrivere due pagine”.

Avete mai pensato di fare un film?

Claudio: “Mentirei se dicessi che non ci abbiamo mai pensato. Al momento non è una nostra priorità. Se un giorno arriverà una proposta concreta e avremo un'idea bella che si può sviluppare solo con un film, ci penseremo. Il film comunque non è un punto d'arrivo. Non è che se un giorno faremo un film, non faremo più nulla. Il web è e resta il nostro zoccolo duro. Io, al momento, preferirei fare una serie, mi stimolerebbe di più”.

Giacomo (regista): “Ora non è la cosa su cui focalizzarci. Abbiamo tanti bei progetti che stanno arrivando. Per noi ora è importante sperimentare e continuare a metterci in gioco su vari campi. Se, poi, arriva anche il film, ben venga”.

Partecipereste a Lol?

Claudio: “È una cosa che mi mette un'ansia allucinante però, se ci chiamassero, perché no?”.

Perché fate poca satira politica?

Claudio: “Sinceramente non seguo la politica. Un conto era parodizzare le dirette di Conte che aveva un modo di parlare troppo bello e usava dei termini che dovevano essere parodizzati, anche perché all'epoca vedevamo solo lui. Era l'unico stimolo esterno...”.

Come avete trascorso quest'anno di covid?

Fabrizio: “Io ho scelto di stare a casa...”.

Giacomo (regista): “Ci ha dato modo di rivedere il nostro progetto e farlo crescere. Abbiamo aperto la nostra società e preso un nostro studio dove lavorare meglio. È stato un anno che, nonostante le difficoltà, ha portato anche delle cose positive”.

Avete avuto paura del covid?

Claudio: “Mah, io sono molto fatalista quindi no. In realtà, ho fatto il bravo: sono stato a casa e mi sono protetto con la mascherina quindi non c'era modo di prenderlo”.

Fabrizio: “Più che altro è la paura dell'ignoto. La paura di incontrare persone positive che possono contagiarmi e, poi, c'è la grande paura di contagiare nostra madre che è a rischio. Ora quest'ultima paura c'è un po' meno perché i nostri genitori si sono vaccinati entrambi”.

Per Fabrizio: quanto è stato difficile fare coming out?

“Non più di tanto perché ho trovato una persona di cui mi sono innamorato per cui, quando c'è una bella notizia è sempre facile condividerla. Mi è sembrata la cosa più normale del mondo”.

Per Claudio: quanto è difficile recitare, pur avendo la sindrome di Tourette?

“In realtà, quando recito spengo la Tourette.

Come per i balbuzienti aiuta molto recitare. Sei quasi un'altra persona ed è come se mettessi un attimo da parte tutti i tic. Pensavo che avrei avuto qualche difficoltà a Pechino Express, ma mi sono rotto il piede prima quindi non c'è stato nessun problema...”.

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