Con l'insediamento del presidente Trump all'inizio del mese, le relazioni transatlantiche tra gli Stati Uniti e l'Europa sono destinate ad assumere una forma molto diversa rispetto all'amministrazione Biden. I prossimi quattro anni non saranno all'insegna del «business as usual»: Trump ha giustamente identificato diverse sfide urgenti che l'Occidente deve affrontare insieme, e per affrontarle saranno necessarie nuove direzioni e leadership coraggiose. Credo che le relazioni tra gli Stati Uniti e l'Italia saranno al centro di questa nuova direzione.
Dalla guerra in corso in Ucraina alla crescente assertività della Cina, questi sono temi cruciali per la leadership americana e per i nostri alleati in Europa. Dobbiamo aspettarci che il presidente Trump tracci una rotta molto simile a quella del suo primo mandato, rafforzando le alleanze e rendendo gli alleati responsabili degli impegni condivisi.
La guerra in Ucraina rimane la prova più urgente della determinazione transatlantica. Trump ha espresso il desiderio di negoziare la fine del conflitto, una fine attesa da troppo tempo per colpa della debolezza dell'amministrazione Biden nel trattare con Putin. Per mettere l'Ucraina nella posizione negoziale più forte possibile, tuttavia, è necessario un segnale forte da parte dell'Europa. Gli alleati della Nato devono essere all'altezza della situazione, non solo rispettando ma anche superando l'impegno di spesa per la difesa del 2% del Pil.
Durante il mio mandato di Segretario di Stato, ho parlato apertamente della necessità per i membri della Nato di rispettare questo parametro per mantenere la deterrenza nei confronti della Russia e della Cina: ora è il momento di rispettarlo e superarlo. Il presidente Trump ha proposto un obiettivo del 5% per ogni nazione per rafforzare collettivamente l'Alleanza e renderla in grado di scoraggiare qualsiasi futura aggressione russa. Non si tratta di numeri arbitrari, ma di garantire la sicurezza collettiva di fronte a un avversario persistente e pericoloso, a beneficio di tutte le nostre nazioni. L'Europa si aspetti che questo sia in cima alla lista delle priorità dell'amministrazione.
Il ruolo dell'Italia in questo sforzo è cruciale. Il primo ministro Meloni ha sempre dimostrato un forte impegno nei confronti delle relazioni transatlantiche e credo che la sua leadership sarà fondamentale per mobilitare le nazioni europee ad affrontare queste sfide. La posizione strategica dell'Italia nel Mediterraneo, il suo contributo alle operazioni della Nato e la sua crescente influenza all'interno dell'Unione Europea ne fanno un alleato indispensabile. Sono fiducioso che l'Italia continuerà a rimanere ferma contro l'aggressione russa, affrontando anche le vulnerabilità che Mosca ha cercato di sfruttare, come la dipendenza energetica e le minacce informatiche.
Allo stesso tempo, l'Europa deve finalmente svegliarsi nella sfida strategica di più lungo termine: quella alla Cina. Le ambizioni del Partito Comunista Cinese vanno ben oltre l'Indo-Pacifico. La sua coercizione economica, il furto di tecnologia e la proliferazione militare minacciano la prosperità e la sicurezza del mondo libero. L'Europa, e l'Italia in particolare, devono essere vigili contro i tentativi della Cina di dividerci e indebolirci. La rivalutazione da parte del primo ministro Meloni dei legami dell'Italia con Pechino, compresa la partecipazione alla Belt and Road Initiative, è stata un gradito passo nella giusta direzione e sono certo che, insieme al presidente Trump, si potranno stringere nuove collaborazioni anche nei settori della tecnologia e dell'innovazione. Insieme, possiamo costruire una strategia transatlantica che contrasti l'influenza maligna della Cina e protegga i nostri valori condivisi di libertà e democrazia.
La forza economica è alla base della nostra capacità di essere leader sulla scena mondiale. I dazi di Trump sono spesso fraintesi come misure protezionistiche, ma in realtà sono uno strumento di leva strategica volto a livellare il campo di gioco, garantire pratiche commerciali eque e fornire agli Stati Uniti un margine per negoziare risultati migliori per i nostri lavoratori e le nostre industrie.
La chiave per capire l'obiettivo del presidente Trump con i dazi è questa: l'America si aspetta reciprocità. Che si tratti di commercio, difesa o politica energetica, i nostri alleati devono assumersi le proprie responsabilità. Per l'Italia, questo significa rafforzare la propria base industriale rimanendo allineati con le più ampie priorità transatlantiche, dalla difesa all'innovazione tecnologica.
La posizione della premier Meloni come unico leader nazionale forte all'interno dell'Unione Europea, che metterà al primo posto gli interessi della sua nazione, offre l'opportunità di colmare le divisioni e promuovere un rinnovato senso di scopo all'interno dell'alleanza. Vale la pena notare che è stata l'unica leader europea presente all'insediamento; i suoi stretti legami con gli Stati Uniti e il suo approccio pragmatico alla governance la rendono un partner prezioso per portare avanti i nostri obiettivi comuni. In particolare, spero che continuerà a promuovere la sua visione delle riforme dell'Ue in materia di difesa, competitività e deregolamentazione. E spero che altri leader europei interessati a perseguire questi risultati seguano il suo esempio.
Insieme, possiamo affrontare le sfide poste dalla Russia, contrastare le ambizioni della Cina e garantire che i valori a noi cari - libertà, autogoverno e Stato di diritto - trionfino.
Contrariamente a quanto affermano molti media europei, non si tratta di un momento di fluttuazione o di incertezza per l'Occidente, bensì di una grande opportunità. Con una leadership forte e una chiara determinazione, la coglieremo.
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