Tutti gli italiani sognano la riduzione della pressione fiscale. Meglio se drastica. Un conto, però, è se alla promessa fa seguito un taglio reale. Un altro conto se la sparata rimane tale. Perché l'italiano si sente preso in giro. E questa seconda strada è quella che sta inesorabilmente battendo Matteo Renzi.
Gli elettori, che sono stati già abbondantemente presi in giro dal premier, non credono più ai suoi spot pubblicitari. Prendiamo la promessa di tagliare 50 miliardi di tasse nel giro di cinque anni, solo il 30% degli italiani ha abboccato all'amo. Il 70% non si fida affatto. Nella fortunata eventualità che il capo del governo faccia sul serio gli mandano a dire che, se proprio ne deve fare una, meglio partire dall'abolizione delle tasse sulla prima casa e, solo in un secondo momento, tagliare l'Irpef ai dipendenti e ai redditi più bassi.
L'Istituto Piepoli ha rilevato per La Stampa la débâcle di Renzi. Che, partito un anno fa con una fiducia monstre al 70% e iniziato il 2015 con una crollo al 49, è ulteriormente sceso al 33% toccando l'ennesimo minimo storico. "Dopo l’annuncio del taglio della Tasi è tornato a risalire, fino al 35%. Un balzo leggero, ma significativo", spiega l'istituto facendo notare che "la risalita nella fiducia è certamente figlia di quell’annuncio, rivolto non tanto ai suoi elettori, ma più che altro al campo politico avversario".
Secondo il sondaggio, l'annuncio fatto all'Assemblea nazionale del Pd ha fatto centro soprattutto tra gli elettori di centrodestra e del Movimento 5 Stelle. "L’obiettivo non dichiarato, ma nemmeno troppo nascosto, del presidente del Consiglio - si legge - è quello di pescare fuori dal terreno elettorale del centrosinistra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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