Il Pd perde tempo a decidere se tagliare le tasse è di sinistra

La legge di Stabilità divide il Pd. La minoranza all'attacco: "Finanziaria ingiusta, toglie tasse anche ai ricchi". Renzi: "Abbassarle non è di destra, è giusto". Cretiche anche dalla Fiom

Il Pd perde tempo a decidere se tagliare le tasse è di sinistra

Il Pd implode. Dall'abolizione delle tasse sulla prima casa all'innalzamento del tetto al denaro contante, la legge di Stabilità non è affatto piaciuta alla minoranza dem. Che, dopo averla demolita punto per punto, hanno già iniziato a minacciare Matteo Renzi di non fargliela passare in parlamento. Il primo ad alzare la voce è stato Pier Luigi Bersani che ha accusato il premier di "copiare Berlusconi". Poi, a ruota tutta minoranza dem che con Gianni Cuperlo che lo accusa di "togliere le tasse anche ai ricchi". "Abbassare le tasse è di destra o di sinistra? - ha replicato il presidente del Consiglio visitando la Danieli Spa - solo noi siamo capaci di fare queste discussioni. Abbassare le tasse è giusto e basta".

Negli annali del Pd è rimasto lo slogan dell'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa: "Pagare le tasse è bello". Di tasse, imposte e gabelle il governo Prodi la sapeva davvero lunga. La linea del Professore, mutuata dai comunisti che aveva in maggioranza, è di "far piangere i ricchi". Alla fine, però, aveva fatto piangere un po' tutti. Tanto che gli effetti delle sue misure le paghiamo ancora oggi. All'interno del Partito democratico, però, c'è ancora qualcuno che sogna più tasse per tutti e per i ricchi, magari, qualche tassa in più. Intervistato da Repubblica, il leader della minoranza dem Gianni Cuperlo critica la finanziaria: "Tra Robin e lo sceriffo di Nottingham è sempre meglio il primo. Togliere la Tasi alla maggioranza delle prime case è giusto. Toglierla a super attici e castelli no". Poi l'affondo: "Penso che se la destra si alza e applaude forse merita farsi qualche domanda. Noi, il Pd, siamo la sinistra e mi piacerebbe che lo restassimo". Non è da meno Alfredo D’Attorre che, in una intervista al Corriere della Sera, ha già fatto sapere che non voterà la manovra di Renzi. "Neppure Berlusconi si era spinto fin lì", dice giudicando "insostenibile" impianto e contenuti della legge di Stabilità. "Si riduce la spesa per la sanità in rapporto al pil - accusa l'esponente della sinistra piddì - non c’è nulla per la flessibilità in uscita per le pensioni e ci sono briciole persino insultanti per i dipendenti pubblici, dopo cinque anni di blocco contrattuale. Sul Sud siamo alle chiacchiere...". Il fronte è compatto. E incassa anche l'appoggio del segretario della Fiom, Maurizio Landini.

Le critiche con Renzi lasciano un po' il tempo che trovano. Di misure buone nella manovra ce ne sono giusto un paio. L'abolizione delle tasse sulla prima casa, obbrorio voluto da Mario Monti e perfezionato da Enrico Letta, e l'innalzamento del tetto al denaro contante da mille a tremila euro. E Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, ha chiesto di rivedere proprio queste due misure. Almeno per il momento il premier sembra tener botta. "Qui non stiamo parlando di quanto fa un partito, ma di quanto fa il governo - mette in chiaro - abbassare le tasse è giusto, non è di destra o di sinistra". E spiega che liminando la tassa sulla casa si restituisce respiro a l’edilizia dove, negli ultimi anni, sono andati in fumo 920mila posti.

"Forse non risolve da solo il problema - ammette il premier - ma l’effetto fiducia che può avere questa misura possa aiutare gli italiani a tornare a investire". Una posizione di buon senso che, però, non piace alla sinistra.

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