Torino«La Tav va sabotata». La prima volta che De Luca pronunciò questa frase, era il primo settembre 2013. Lo fece durante un'intervista all' Huffington Post . Ieri Erri De Luca quella frase l'ha pronunciata di nuovo, in un'aula di tribunale, per ribadire il proprio pensiero. In mezzo ci sono stati: una denuncia per istigazione a delinquere presentata da Ltf (oggi Telt, la società italo-francese che sta realizzando la Tav), un rinvio a giudizio, cinque udienze dibattimentali e tante polemiche sulla libertà di espressione. Adesso il cerchio si è chiuso. Alle 13,15 di ieri, nella maxi aula del tribunale di Torino e in mezzo a centinaia di sostenitori No Tav, il giudice Immacolta Iadeluca ha pronunciato il verdetto. E ha assolto lo scrittore napoletano, perché «il fatto non sussiste». Affermare che «la Tav va sabotata» non è reato e soprattutto non è istigazione a delinquere, neppure se a recepire quelle parole di ribellione sono gli attivisti No Tav protagonisti degli assalti al cantiere di Chiomonte. E i primi a festeggiare in tribunale sono stati proprio i sostenitori della battaglia contro il treno veloce, che hanno abbracciato con un applauso lo scrittore. Scrittore che ha commentato così la sentenza: «È stata impedita un'ingiustizia, quest'aula è un avamposto sul presente prossimo».
L'assoluzione, non del tutto scontata, è giunta alla fine di un percorso giudiziario che ha scatenato dibattiti non solo in Italia, ma anche in Francia. Molti gli intellettuali che si sono spesi in questi mesi per De Luca, anche se nessuno era presente ieri a Torino. E si dice che a favore dello scrittore si siano mosse anche le sfere più alte del governo francese. Il domenicale Journal du Dimanche ha scritto infatti che il presidente francese François Hollande avrebbe addirittura contattato Matteo Renzi per intercedere in favore dello scrittore. Ma Palazzo Chigi ha smentito categoricamente. «Io l'ho appreso dai giornali. Non credo che abbia avuto un peso», ha commentato De Luca. Che ha poi aggiunto: «Ora mi sento tornato un cittadino qualunque. Ma la Val di Susa resta una questione che mi riguarda. Di questo processo mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto, in Italia e in Francia. La sentenza ribadisce il valore dell'articolo 21 della Costituzione». Prima della lettura del dispositivo, l'imputato aveva preso la parola in aula. «Anche se non fossi io lo scrittore incriminato - aveva spiegato rivolgendosi al giudice - sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie». E aveva poi aggiunto: «Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell'aria e dell'acqua». Soddisfatto del risultato il legale dello scrittore, l'avvocato Gianluca Vitale: «Questa sentenza riporta le cose al posto giusto e dimostra che non avremmo dovuto essere qui». Ci vorranno 90 giorni per scoprire i motivi dell'assoluzione. «Rispettiamo la decisione del giudice, non ne faremo una battaglia campale, ma nei momenti di tensione sociale ci sono dei limiti che soprattutto gli intellettuali dovrebbero rispettare», ha affermato l'avvocato di parte civile Alberto Mittone, legale Telt.
E dalla società italo francese è arrivato anche l'appello ai No Tav ad «abbandonare la violenza». Silenzio, infine, dalla procura di Torino: i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano chiesto per lo scrittore una condanna a otto mesi di reclusione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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