La scomparsa di Ennio Doris pone Banca Mediolanum, fondata dall'imprenditore nel 1982, di fronte a numerose sfide. A iniziare dal ruolo che il gruppo si vorrà assumere nella partita più bollente di Piazza Affari: quella su Mediobanca (partecipata dal 2000 da Mediolanum al 3,28% e dai Doris allo 0,5%) e sul suo gioiello della corona, Generali (su cui Piazzetta Cuccia ha il 17,2% dei diritti di voto). Lo stesso Doris, pochi mesi fa, si era detto «per la mediazione» auspicando «un equilibrio tra interessi dei soci (Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio stanno mettendo in discussione i vertici ndr) e l'indipendenza del management». La tensione è alta e, da mesi, il mercato guarda a un possibile asse tra i due gruppi finanziari, tanto che Citigroup era arrivata a dedicare, la scorsa estate, uno studio ai Promessi Sposi ipotizzando la creazione di un gruppo con sinergie di costo comprese tra i 120 e i 150 milioni.
«L'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, la proposta me l'aveva fatta mesi fa. Ci siamo sentiti al telefono e me ne aveva parlato, ma io l'ho ringraziato e, pur apprezzando che vedesse in Banca Mediolanum un partner importante, ho risposto che intendevamo stare da soli. Da allora sarà passato oltre un anno e non l'ho più sentito», ha spiegato l'ad Massimo Doris in occasione dell'ultima trimestrale.
Il settore del risparmio gestito, da tempo, è in consolidamento e prima o poi, anche Mediolanum potrebbe decidere di cercare alleanze o considerare eventuali ingressi nell'azionariato (il 40% del capitale è in mano alla famiglia Doris, il 30% a Fininvest) anche per affrontare le sfide poste dall'universo fintech. Un tema quest'ultimo più che mai vicino ai valori della banca voluta da Ennio Doris che, fin dall'origine, ha puntato sull'innovazione e sulla costruzione di un rapporto personalizzato con il cliente che non passasse dagli sportelli, ma su servizi accessibili a tutti e aperti h24. Finora Mediolanum - che proprio pochi giorni fa ha acquisito lo standing di banca significant passando, dal 2022, sotto la sorveglianza diretta della Bce - ha scelto una strategia di crescita organica e ha più volte rimarcato di non avere intenzione di celebrare nozze con altri operatori anche alla luce delle opportunità, ancora da esplorare, del gruppo e degli spazi di crescita della raccolta. Ma in Borsa mai dire mai. Quanto alla governance, la continuità è assicurata: Massimo Doris, è al timone del gruppo dal 2008, mentre Giovanni Pirovano, in Mediolanum dal 1996, è subentrato alla presidenza dopo le dimissioni di Ennio Doris annunciate lo scorso settembre, assicurando al contempo quella rete di rapporti istituzionali ancoro più necessaria in uno scenario in forte evoluzione. Pirovano, tra l'altro, è consigliere e membro esecutivo del comitato di presidenza dell'Abi e consigliere del Fondo interbancario tutela dei depositi.
«Ci aspettiamo che Massimo Doris e tutto il management team proseguano in continuità con le idee e aspirazioni del fondatore la strategia di crescita della banca come punto di riferimento per la gestione del risparmio delle famiglie in Italia e in Spagna», commenta Intermonte (che sul titolo ha una raccomandazione di acquisto a 10,8 euro) che vede «grandi opportunità di crescita e creazione di valore per gli
azionisti in futuro». La Borsa, comunque, non sembra avere molti dubbi a riguardo: qualunque sia il futuro, il gruppo milanese giocherà un ruolo da protagonista. Il titolo chiuso ieri la seduta in rialzo del 3% a 8,84 euro.
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