«È stata una battaglia di anni, la mia e quella di Forza Italia, per avere finalmente trasparenza su quanto ammontano e su come vengono usati dai comuni gli incassi delle multe stradali», spiega Simone Baldelli, deputato azzurro componente della commissione Trasporti e presidente della commissione di inchiesta sulla tutela dei consumatori.
Perché ci sono voluti anni per vedere pubblicati i dati sui proventi delle multe?
«Combatto da sette anni. Ho dovuto affrontare le resistenze delle burocrazie ministeriali. Ora grazie a un mio emendamento al decreto Trasporti, i cittadini possono sapere come vengono spesi i soldi delle multe stradali dichiarati da ogni comune nell'anno precedente. Non solo. Ogni amministrazione dovrebbe essere obbligata da quest'anno a pubblicare sul proprio sito istituzionale i dati di quanto incassa dalle multe tradizionali e da quelle tramite autovelox, e soprattutto come spende questi soldi».
Come andrebbero spesi?
«Ci sono dei vincoli precisi, quelli incassati dalle multe normali vanno spesi per metà in sicurezza stradale e manutenzione, quelli incassati dagli autovelox vanno usati invece totalmente per sicurezza e manutenzione stradale. Vista la crisi energetica in corso quest'anno fino a dicembre ai comuni è stato concesso di usarli per coprire spese di energia e riscaldamento per esempio per palestre e scuole. Finora era mancata la trasparenza su come effettivamente venivano impiegati».
Perché tutte queste resistenze?
«Forse per le pressioni da parte degli enti locali visto che per esempio grazie all'assenza di regole sugli autovelox con quei soldi le amministrazioni ci fanno quadrare i bilanci comunali. Ma le multe non possono essere una seconda leva fiscale per bastonare gli automobilisti. All'inizio della mia battaglia appena 300 comuni depositavano la relazione sui proventi delle multe, ora sono due terzi. È il caso che quelli che non adempiono agli obblighi vengano multati. C'è una norma del codice della strada che prevede che se i comuni non rendicontano le spese venga tolto loro il 90% degli introiti, ma non è mai stata applicata. Anche ai comuni che non rispettano il codice va applicata la stessa fermezza usata con i cittadini».
Sugli autovelox manca ancora una regolamentazione?
«Sì, e servono al più presto regole chiare perché gli autovelox spesso sembrano usati più per fare cassa che per fare sicurezza stradale: pensiamo a quelli piazzati dalle polizie locali in punti nascosti lungo le strade provinciali o statali. A volte anziché prevenire gli incidenti li provocano».
Perché mancano queste regole?
«Da 12 anni manca il decreto ministeriale per disciplinare il loro corretto utilizzo.
Il governo mantenga ora l'impegno preso col mio ordine del giorno al decreto Trasporti e trasmetta entro la fine di agosto alla Conferenza Stato-città autonomie locali la famosa bozza di regole su cui da mesi ci dice che sta lavorando. Chissà che, malgrado le resistenze degli enti locali, non avvenga il miracolo di avere uno stop agli autovelox selvaggi prima della fine dell'estate».
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