Nessuno vuole minimizzare. «Ma la tragedia che è appena successa - spiega il professor Roberto Zucchetti, docente di economia dei trasporti alla Bocconi - non deve farci perdere la testa».
Professore, lo choc è stato grande. Pensavamo che l'Alta velocità fosse invulnerabile.
«È vero, ma nessun sistema è perfetto».
Cosa non ha funzionato?
«Lo stabilirà l'inchiesta, ma probabilmente uno scambio è rimasto aperto dopo i lavori di manutenzione».
Possibile?
«L'errore purtroppo ci può stare. Quel che non si capisce è perché i sensori non abbiano segnalato questa anomalia. C'è evidentemente un buco nei sistemi di protezione che deve essere corretto al più presto. Nella massima trasparenza».
Aleggia il solito sospetto: questa sciagura è anche figlia di un'ansia da risparmio? Hanno tagliato gli investimenti?
«Per carità, non cadiamo nella solita logica giustizialista, nella ricerca spasmodica di un colpevole a tutti i costi da offrire in pasto all'opinione pubblica».
I morti potevano essere molti di più.
«È vero e questo deve farci riflettere per eliminare anche le più piccole falle nell'infrastruttura, ma non dimentichiamo che l'Alta velocità è un vanto italiano, la tecnologia è avanzatissima e invidiata nel mondo, anche i sistemi di sicurezza sono all'avanguardia».
Davvero, non si sono dirottati i soldi altrove?
«No, nel modo più assoluto. Ripeto, la sicurezza è garantita in mille modi, ma ci può sempre essere una fessura, un punto non illuminato, il tallone d'Achille. E si deve lavorare per individuarlo ed eliminarlo».
La manutenzione di notte?
«Non è un problema. Tutti fanno così e questo non significa che si abbassino gli standard. Di giorno i treni sfrecciano uno dopo l'altro, ma questo è solo un indice del successo di una realtà che oggi viene venduta in Europa e in giro per il mondo».
L'incidente non incrinerà la fiducia nel supertreno?
«La logica complottista è molto diffusa nell'opinione pubblica ma credo che non influirà sulle relazioni commerciali e industriali. Chi vede tutto nero continuerà a farlo e si attaccherà ad ogni dettaglio. Prenda il tema dei macchinisti a bordo».
Erano in due. Corretto?
«Quasi ovunque ormai si viaggia con un macchinista solo».
Un criterio di garanzia meno stringente?
«No, oggi piangeremmo solo una vita umana».
Ma avremmo forse altre polemiche.
«Del tutto ingiustificate perché la presenza del secondo macchinista è richiesta solo da alcune frange conservatrici del sindacato e della magistratura, talvolta facile nello scagliare avvisi di garanzia. La stessa magistratura che sulla base di un teorema ha condannato con una sentenza stupefacente Mauro Moretti per la strage di Viareggio».
Eccesso di zelo?
«Il secondo macchinista serve a poco o niente e non può fare nulla per prevenire disastri del genere».
In conclusione?
«Questa tragedia, dolorosissima, ci aiuterà spero a fare un passo in avanti. Il resto appartiene a una subcultura qualunquista che sparge solo veleni e frena lo sviluppo».
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