Per qualche secondo tutti i 151 passeggeri a bordo pensano: «È finita». Così come i 10 assistenti di volo, sballottati contro il soffitto dell'aereo senza poter far nulla. La paura è tantissima sul Delta Air Lines decollato da Milano Malpensa e diretto ad Atlanta. A 65 chilometri dall'atterraggio incontra una forte turbolenza e perde quota facendo pensare al peggio. Alla fine il bilancio è di 11 persone ricoverate in ospedale per le contusioni subite e le ferite, nessuno in condizioni gravi.
L'aereo decolla con tre ore di ritardo dall'Italia a causa del maltempo che il giorno prima invade la Georgia e per quasi tutto il viaggio non ha problemi. Tuttavia il rischio di turbolenze improvvise tra North Carolina e Georgia viene comunicato ai piloti nei bollettini meteo. Ma chi si immagina una cosa del genere. I piloti chiedono al centro di controllo d'area di Atlanta l'atterraggio di emergenza all'Hartsfield-Jackson Atlanta International Airport, lo scalo più trafficato del mondo: nonostante la presenza di due cicloni nella zona il velivolo tocca terra alle 18,48 locali. Non viene fatto scendere nessuno, per un paio d'ore, per consentire al pronto soccorso di assicurarsi delle condizioni dei feriti e di portare in ospedale quelli bisognosi di ulteriori cure.
L'avventura del Delta Air Lines è solo l'ultima di una serie di incidenti causati da gravi turbolenze: lo scorso marzo una persona è morta su un jet Bombardier CL30 in volo dall'aeroporto di Dillant-Hopkins nel New Hampshire all'aeroporto Leesburg Executive in Virginia. Diverse persone invece sono state ricoverate in ospedale in un altro incidente di marzo dopo che un volo Lufthansa da Austin a Francoforte, in Germania, ha incontrato una turbolenza ed è stato costretto a effettuare un atterraggio di emergenza all'aeroporto internazionale di Dulles in Virginia. Il giorno dopo, circa 20 passeggeri e membri dell'equipaggio del volo Condor da Francoforte a Mauritius sono rimasti feriti a causa di una turbolenza.
E in Italia non dimentichiamo il terrore e l'atterraggio di emergenza a Fiumicino del volo Malpensa-New York del 24 luglio a causa di una grandinata «mai vista» anche a detta dei piloti. La stessa che a terra ha devastato le città del Nord Italia e abbattuto centinaia di alberi.
Ma cosa è successo nei cieli sopra Atlanta? Come è possibile non prevedere una tempesta di questa portata? Il problema è che le turbolenze sono improvvise e, sempre di più, violente a terra quanto in quota. La conferma arriva anche dagli esperti meteo statunitensi: «Si tratta di un tipo di turbolenza difficile da prevedere» che spesso può verificarsi anche in assenza di condizioni meteorologiche avverse, soprattutto ad altitudini superiori ai 15mila piedi». Di fatto le correnti d'aria ad alta quota si muovono con una differenza di temperatura, innescando cambi di velocità nel vento. L'aria calda che sale verso l'alto, proveniente spesso da nuvole o temporali, causa i sobbalzi tipici delle turbolenze incontrate in volo. Tuttavia secondo l'ente regolatore dell'aviazione statunitense è da escludere che la colpa dell'incubo dell'airbus della Delta Air Lines sia da attribuire all'uragano Idalia, che minaccia la Florida e genera forti venti lungo la costa statunitense del Golfo. «Non c'entra nemmeno l'uragano Franklin, che vortica nell'Atlantico».
La Federal aviation administration (Faa), l'autorità responsabile della supervisione dell'aviazione civile Usa, ha aperto un'indagine sull'incidente dell'Airbus 350, velivolo di ultima generazione, progettato per attutire gli sbalzi e proteggere il più possibile i passeggeri.
Ma una ricerca del Centro nazionale per gli studi atmosferici degli Stati Uniti ha mostrato di recente che i temporali che provocano turbolenze possono generarle anche a centinaia di chilometri di distanza. Questo fenomeno, chiamato Cat (turbolenza in aria chiara) può verificarsi in modo così improvviso che il personale di bordo non fa in tempo ad avvisare i passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza.
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