Diciamo la verità: ogni scusa è buona per aumentare il prezzo della benzina. Nessuno si sogna di contestare il sacrificio richiesto dallo Stato a seguito di un terremoto, perché sentiamo tutti il dovere di rimboccarci le maniche nella ricostruzione. Anzi, un gran numero di italiani contribuisce in modo spontaneo, mandando soldi e altri tipi di aiuto a chi soffre. La cosa strana, però, è scoprire che si continuano a pagare gli aumenti di benzina scattati per i terremoti a distanza di decenni. Negli ultimi 48 anni sono cinque i disastri sismici a cui sono seguiti aumenti delle accise sui carburanti che gli italiani continuano a pagare ad ogni rifornimento, da quello che distrusse il Belice nell'ormai lontano 1968 a quello dell'Emilia Romagna nel 2012. La Cgia di Mestre ha elaborato una scheda che tira le somme, calcolando come l'esborso complessivo sia ammontato a 145 miliardi nominali. Vediamo tutti i conti, terremoto per terremoto.
Valle del Belice (1968): l'allora Governo Moro introdusse un'accisa sui carburanti di 10 lire al litro. Dal 1970 fino al 2015 l'erario ha incassato 8,6 miliardi di euro nominali mentre la ricostruzione è costata, per il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, a 2,2 miliardi nominali. In valori attualizzati al 2016, invece, il costo è stimabile in 9,1 miliardi di euro e la copertura ricavata dal gettito fiscale di 24,6 miliardi di euro;
Friuli (1976): l'accisa introdotta sempre da un esecutivo presieduto da Aldo Moro fu di 99 lire al litro. Dal 1976 al 2015 questa imposta ha garantito un gettito di 78,1 miliardi di euro nominali, mentre per gli ingegneri il costo è stato di 4,7 miliardi nominali. Attualizzando gli importi la spesa per la ricostruzione è stata di 18,5 miliardi di euro, mentre il gettito fiscale recuperato è stato di 146,6 miliardi di euro.
Irpinia (1980): il governo Forlani approvò l'introduzione di un'accisa di 75 lire al litro. In questi 35 anni di applicazione l'erario ha riscosso un gettito di 55,1 miliardi di euro nominali
mentre dalle stime del Consiglio nazionale degli ingegneri, ricostruire case e infrastrutture è costato 23,5 miliardi di euro nominali. Attualizziamo le cifre si deduce che il
costo si è aggirato attorno ai 52 miliardi di euro mentre la copertura è stata di 86,4 miliardi di euro.
Abruzzo (2009): il governo Berlusconi ritoccò il prezzo della benzina e del gasolio per autotrazione di 0,004 euro al litro. A fronte di una spesa ipotizzata dagli Ingegneri di 13,7 miliardi di
euro nominali, lo Stato finora ha incassato 539 milioni di euro nominali. Attualizzando i dati, invece, il costo è sempre di 13,7 miliardi di euro e il gettito proveniente dall'accisa di 540 milioni di euro.
Emilia Romagna (2012): l'esecutivo Monti aumentò le accise sui carburanti di 0,02 euro al litro. Stando ad una spesa per la ricostruzione che dovrebbe aggirarsi attorno ai 13,3 miliardi di euro nominali, il gettito riscosso fino adesso con l'accisa è stato di quasi 2,7 miliardi di euro nominali. Attualizzando i dati, sia i costi che il gettito sono in linea con i valori nominali.
Paghiamo ancora per la guerra di Abissinia del 1935
La cosa assurda è che gli italiani pagano ancora le accise sui carburanti per la guerra in Abissinia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per il disastro del Vajont del 1963 e per l'alluvione di
Firenze del 1966. "Se l'applicazione delle accise per la ricostruzione sono in parte giustificabili alcune altre non potremmo cancellarle?", chiede Renato Mason, segretario Cgia, ricordando come il governo Monti, nel 2013, rese permanenti le accise introdotte per recuperare le risorse da destinare alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto.
Quanto ci costerà l'ultimo terremoto
Intanto cominciano a trapelare le prime stime per la ricostruzione necessaria dopo l'ultimo terremoto che ha sconvolto il Centro Italia. Si parla di almeno 6 miliardi, suddivisi su quattro anni, per una spesa pari dunque a 1,5 miliardi all'anno.
Sulla base delle regole europee parte di queste risorse (quelle per la gestione dell'emergenza) dovrebbero essere escluse dal calcolo del deficit. Resta il fatto che distinguere tra emergenza e ricostruzione è tuttaltro che facile. Di sicuro ci sarà un nuovo braccio di ferro tra l'Italia e l'Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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