Presiedendo il Consiglio supremo della difesa il presidente Giorgio Napolitano ha dato una dritta ai tagliagola dell'Isis. Mandando loro a dire che di fronte ai terroristi islamici - i «foreign fighters», li ha genericamente chiamati, nella tema di offenderli facendogli venire il prurito alle mani - l'Italia è impreparata. Ammettendo che i dispositivi di sicurezza dovranno sì «essere resi più pronti ed efficaci rispetto ai compiti da assolvere nelle aree di prioritario interesse per il nostro Paese», ma inutile farsi illusioni. Anche così «il solo sforzo nazionale non potrà essere sufficiente a garantire l'Italia dalle minacce e dai rischi che si prospettano già nel breve termine». Ora, è ben vero che Abu Bakr al Baghdadi, che dei tagliagola è il Califfo, non ha bisogno d'esser rassicurato sulla vulnerabilità dell'Italia, sulla volatilità delle sue frontiere e sull'effetto oppiaceo, ai fini della (...)
(...) difesa, del mito da noi coltivato del buon selvaggio, ovvero d'un islam moderato. Ma andargli a spiattellare che in quanto a prevenzione e reazione ad attacchi terroristici siano proprio alla canna del gas, non è esattamente quello che ci si attenderebbe da un Commander in Chief, ruolo che la Costituzione - articolo 87 - assegna a Napolitano. Dopo le sue parole, praticamente una resa incondizionata, non è detto che l'Isis ci faccia subito un pensierino. Ma di certo gl'italiani dormiranno sonni un po' meno tranquilli sapendo di minacce «che si prospettano già nel breve termine» e per far fonte alle quali tutto quello che siamo in grado di fare è affidarsi allo Stellone.
segue a pagina 13
Fabbri a pagina 13
di Paolo Granzotto
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.