Anan Kamal Afif Yaeesh che viveva a L'Aquila, accusato di terrorismo internazionale, continua a trovare convinto appoggio negli ambienti filo palestinesi e anarco-insurrezionalisti. A tal punto che ieri mattina una sessantina di attivisti, meno del previsto, si sono ritrovati al presidio indetto davanti al tribunale de L'Aquila dove i legali del palestinese, dietro le sbarre dal 29 gennaio, hanno chiesto la scarcerazione per evitare che venga estradato come vogliono gli israeliani. Non solo: Yaeesh era il «cocco» di diversi parlamentari di estrema sinistra e grillini, che avevano presentato il 16 febbraio un'interrogazione contro la sua estradizione.
«Anan libero, Palestina libera» era lo slogan della manifestazione di ieri a L'Aquila. Su radio Onda rossa un certo Vincenzo, dei Cobas, ha spiegato in diretta che il nuovo mandato di cattura per terrorismo internazionale è «una provocazione bella e buona. Quello che chiamiamo tanto fumo e poco arrosto». Il legale del palestinese, Flavio Rossi Albertini, ha sentenziato: «È un'evidente volontà dell'Italia di collaborare alla repressione dei palestinesi».
Vincenzo, dal presidio aquilano, ha annunciato che «ci sarà da muoversi e rimboccarsi le maniche in tutta Italia. Va smontata la provocazione, il teorema. Del resto siamo in guerra e l'Italia è schierata con il fronte israeliano».
La manifestazione di protesta è stata indetta dal Coordinamento aquilano per la Palestina. E hanno aderito l'Unione Democratica arabo-palestinese, i Giovani Palestinesi d'Italia, Yousef Salman (Presidente comunità palestinese Roma e Lazio), i Cobas, la Cgil Abruzzo/Molise, Sinistra italiana, Potere al popolo, Partito della rifondazione comunista, l'Anpi, un circolo Arci e altre associazioni.
Yaeesh è diventato un simbolo anche per gli antagonisti duri e puri, che sul sito Rivoluzione anarchica rilanciano manifestazioni, proclami e appelli a favore della liberazione del palestinese accusato di terrorismo. Il 4 marzo era stato organizzato un altro presidio, davanti al carcere di Terni, dove è detenuto. Una foto ritrae un grande striscione con su scritto «La resistenza non è un crimine, il genocidio sì. Ana Yaheesh libero, Palestina libera».
Al corteo di Milano del 9 marzo promosso dalla rete dei «Giovani Palestinesi» hanno aderito diversi collettivi e centri sociali cittadini. La Liberazione di Yaeesh è stato uno dei cavalli di battaglia. «Se l'Italia dovesse decidere per l'estradizione, creerebbe un precedente per tutti noi palestinesi residenti in Italia - hanno spiegato i manifestanti - È importante insistere sul fatto che non collabori con Israele per quanto riguarda i prigionieri politici». L'aspetto più paradossale è che il 16 febbraio l'intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele ha presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e al responsabile della Giustizia, Carlo Nordio, sulla vicenda di Yaeesh. Fra i firmatari Laura Boldrini e Ouidad Bakkali del Pd, Nicola Fratoianni dell'Alleanza Verdi e Sinistra e la grillina Stefania Ascari. «La storia di Anan Yaeesh è segnata da un passato di resistenza politica in Cisgiordania e da anni di sofferenze e persecuzioni» si legge nell'interrogazione.
Alla richiesta di sapere «su quali basi legali e motivi il governo italiano abbia aderito alla richiesta israeliana» di estradizione è arrivata ieri la risposta indiretta della dettagliata inchiesta per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico.
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