Il gioco sporco russo sulle foto di Giorgia

Il gioco sporco russo sulle foto di Giorgia
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Usava dire un tempo che le donne non si battono nemmeno con un fiore. Ma erano, per l'appunto, altri tempi. Quelli odierni non prevedono l'impiego né di fiori né, tantomeno, di fioretti: si è passati, direttamente, al fango in quantità industriale. Specialmente se l'obiettivo della denigrazione è una donna politica, Giorgia Meloni, che ha dimostrato di avere le spalle forti e di non lasciarsi intimidire nemmeno dai regimi più maschilisti.

Viene dalla Russia del macho per eccellenza Vladimir Putin, secondo fonti dei nostri servizi, l'ultima campagna diffamatoria ai danni della nostra presidente del Consiglio. La quale, colpevole agli occhi del Cremlino di aver preso chiara posizione a livello nazionale e internazionale contro la Russia e a sostegno dell'Ucraina da questa aggredita, merita evidentemente un'operazione in grande stile per demolirne l'immagine e la credibilità. Un'operazione condotta ricorrendo alle armi poco decorose della calunnia, della mistificazione e della messa in ridicolo sul piano personale certamente non nuove se si pensa, ad esempio, ai toni irrispettosi e sprezzanti spesso usati dalla portavoce del ministero russo degli Esteri Maria Zakharova.

Lo spunto lo ha fornito l'ormai celebre scambio di battute alla Camera tra il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli e la premier. Quel «Non mi guardi con quello sguardo inquietante» alla quale Giorgia Meloni ha replicato coprendosi ironicamente il volto con la giacca e assicurando di non voler provocare ansietà. Scambio strumentalizzato dai soliti odiatori di professione, che hanno subito accusato il capo del governo -in aula e sui social - di «postura poco istituzionale» e di mancanza di rispetto per il ruolo dell'opposizione parlamentare. Obiettivo di tale pedante lamentela è parso la delegittimazione dell'avversario politico, e in qualche modo ha colto nel segno. Perfino la prima pagina del serio «Wall Street Journal», l'altro ieri, ha pubblicato l'insolita immagine, commentandola però con garbata ironia. A Mosca, invece, hanno colto l'occasione per tutt'altro livello di operazione.

Diversi utenti Telegram e siti web russi (come quelli della «Pravda» e di «TsarGrad», noto per le sue posizioni sempre filo-Cremlino) hanno ripreso e ricontestualizzato la vicenda. A modo loro, però. TsarGrad, in particolare, ha scritto che il gesto della Meloni sarebbe stato una diretta reazione al duro discorso del leader del Movimento Cinquestelle Giuseppe Conte, che l'aveva accusata di preferire nel confronto con la Russia la strada della guerra snobbando quella della diplomazia, così rischiando di trascinare l'Italia - addirittura - nella terza guerra mondiale. Peccato che non sia andata affatto così, visto che l'interlocutore era stato Bonelli: ma chiaramente tirare in ballo Conte fa il gioco di Putin, che intende dipingere Giorgia Meloni come una irresponsabile guerrafondaia agli ordini della Casa Bianca.

TsarGrad non si limita a questo. Per ridicolizzare la premier italiana, ricorda i commenti da lei fatti sulla lentezza della controffensiva ucraina nel corso del noto scherzo telefonico da parte dei comici russi Vovan e Lexus. E non fa mancare nemmeno un velenoso riferimento al passato remoto della Meloni, citando il politologo Vladimir Kornilov che ricorda come gli stessi media occidentali la etichettassero come fascista e sostenitrice di Mussolini. Kornilov trae da queste reminiscenze capziose delle conclusioni avventurose, il cui scopo è chiaramente quello di sostenere che la Meloni sia in realtà la fascista di sempre: «Non appena ha cominciato a comportarsi esattamente da fascista e a riprendere modi e argomenti mussoliniani, gli stessi media hanno improvvisamente cominciato a trattarla come una leader democratica dell'Italia. Mentre, come per magia, tutte le caratterizzazioni offensive a suo carico scomparivano». Anche la stampa occidentale, insomma, subirebbe la fascinazione del fascismo contro cui Putin dice di combattere in Ucraina un classico della sua menzognera propaganda a fini interni.

Diversi utenti in lingua russa dei canali Telegram e X fanno notare le fonti dei servizi, hanno ripreso integralmente le dichiarazioni assai apprezzate a Mosca di Giuseppe Conte e le hanno falsamente collegate

alla reazione della Meloni rivolta in realtà ad Angelo Bonelli. Molto attivo in questa manipolazione della realtà anche il noto propagandista Vladimir Soloviov, che su Telegram può contare circa 1,3 milioni di aficionados.

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