Un sistema tentacolare, occulto, che coinvolgeva alti prelati della Santa Sede per favorire attraverso lo Ior personalità politiche, imprenditori, attori, registi, cardinali. Una vera e propria «lobby» costruita attorno alla banca vaticana e che avrebbe schiacciato ogni tentativo di riforma di Giovanni Paolo I, fino a portarlo alla morte. È questa la tesi sostenuta da Gianluigi Nuzzi nel suo ultimo libro Peccato Originale (Ed. Chiarelettere), sulla tragica fine di Papa Luciani, morto dopo soli 33 giorni di pontificato e le cui condizioni di salute a dire di Nuzzi si sarebbero aggravate dopo aver scoperto «questa verità tragica e indicibile».
Attraverso la pubblicazione di nuovi documenti riservati dell'Istituto per le Opere di Religione, risalenti agli anni Settanta, emerge, infatti, chiaramente il ruolo di monsignor Paul Marcinkus, presidente dello Ior e la volontà di Giovanni Paolo I di voler fare «pulizia», azzerando i vertici dell'istituto. Un tentativo di rivoluzionare la Curia Romana, proprio come ha chiesto e sta facendo Papa Francesco, che ieri mattina ha ricevuto in udienza il postulatore della causa di beatificazione di Papa Luciani, il cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero, dopo aver firmato il decreto che riconosce le virtù eroiche di Giovanni Paolo I. In pratica il processo di beatificazione del «Papa del sorriso» entra adesso nel vivo, in attesa che sia vagliato in Vaticano un miracolo compiuto dal Pontefice di Canale d'Agordo, per poterne celebrare la beatificazione.
Il difficile rapporto tra Luciani e Marcinkus è ricostruito chiaramente nel libro di Nuzzi, che svela il retroscena del primo incontro tra i due, quando Giovanni Paolo I era ancora Patriarca di Venezia. «Lei pensi a guidare la diocesi che io penso a far sopravvivere la Chiesa» avrebbe detto il monsignore americano a Luciani congedandolo, dopo che l'allora Patriarca era andato a chiedere conto della cessione delle quote della Banca Cattolica del Veneto all'Ambrosiano di Roberto Calvi, senza che i vescovi veneti fossero stati informati. Che la salute di Luciani fosse davvero precaria emerge, però, anche dai racconti che il cardinale Silvio Oddi, scomparso nel 2001, aveva fatto ad alcuni parenti stretti e che Il Giornale oggi è in grado di rivelare. Il porporato, molto amico di Luciani, aveva incontrato il Papa alcuni giorni prima della sua morte: il Pontefice si era lamentato con il cardinale, dicendo di sentire le gambe pesanti e gliele aveva quindi mostrate. Oddi aveva poi descritto la scena ai nipoti e ad alcuni amici dicendo che «Il Papa stava davvero male, le sue gambe sembravano due tronchi viola».
Tra i segreti svelati nel volume anche quello su Madre Teresa di Calcutta che, secondo Nuzzi, come emerge dalle carte, «aveva un conto corrente allo Ior talmente grande che se lo avesse chiuso l'istituto avrebbe rischiato il default». E poi il blocco di potere che ostacola l'azione di riforma di Papa Francesco (che esisteva già dai tempi di Marcinkus) e una vicenda di continui abusi sessuali ottenuti con l'intimidazione ai danni di un chierichetto, all'interno del preseminario San Pio X, in Vaticano.
A svelarlo una nuova fonte del giornalista, un giovane polacco di nome Kamil Tadeusz Jarzembowski che all'epoca dei fatti, tra il 2009 e il 2014, era minorenne e compagno di stanza del ragazzino abusato da un diacono, successivamente diventato sacerdote.
Jarzembowski, che, secondo fonti vaticane da noi interpellate, sarebbe stato a sua volta oggetto di indagini canoniche per poi esser allontanato dal seminario, aveva anche denunciato, con una lettera, l'accaduto alla Congregazione per le Dottrina della Fede che aveva però risposto affermando che «a un'attenta lettura della predetta missiva non sono emersi fatti delittuosi rientranti nell'ambito dei delitti riservati a questo Dicastero». Ma la Congregazione rassicurava che dell'accaduto sarebbe stato informato anche Papa Francesco.
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