Un libro postumo, con testi editi e inediti, pubblicato dopo la morte per volere dello stesso Joseph Ratzinger perché «la furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l'apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità».
All'indomani della morte del Papa emerito, dell'uscita di un libro che ha fatto molto discutere di monsignor Georg Gaenswein insieme a Saverio Gaeta, Nient'altro che la verità (Piemme), esce Che cos'è il cristianesimo (edizioni Mondadori), a cura di Elio Guerriero. È stato lo stesso Ratzinger, con una lettera del primo maggio 2022 a chiedere che il libro «che raccoglie gli scritti da me composti nel monastero Mater Ecclesiae» sia «pubblicato dopo la mia morte. Da parte mia, in vita, non voglio più pubblicare nulla». «Benedetto XVI si riferisce a un'opposizione così forte nei suoi confronti da parte di circoli presenti in Germania contrari a lui per motivi politici, e non religiosi», spiega il teologo Guerriero.
Il volume, con il sottotitolo «Quasi un testamento spirituale», raccoglie il lavoro teologico di Benedetto XVI dopo la rinuncia al Soglio petrino. «Quando l'11 febbraio 2013 annunciai le mie dimissioni dal ministero del successore di Pietro, non avevo piano alcuno per ciò che avrei fatto nella nuova situazione. Ero troppo esausto per poter pianificare altri lavori». Nel libro, Ratzinger non accusa solo i circoli, prevalentemente politici, nella sua Germania. Muove critiche anche verso sacerdoti e «singoli vescovi», non solo «negli Stati Uniti» che «rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna cattolicità. Forse vale la pena accennare - sottolinea il Papa emerito - al fatto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano celati come letteratura dannosa e venivano per così dire letti solo di nascosto».
Il libro raccoglie interventi dello stesso Ratzinger sui temi quali il dialogo con l'Islam e con il mondo ebraico. Benedetto XVI respinge le «accuse su presunte posizioni antiebraiche» nei suoi confronti, affronta il tema del «sacerdozio e della Eucaristia» e conclude soffermandosi sulle questioni morali della Chiesa e sullo «scandalo degli abusi sessuali». Sul discusso tema dell'omosessualità, Ratzinger osserva come ci siano veri e propri «club» di gay nei seminari. «In diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari. In un seminario nella Germania meridionale - sottolinea - i candidati al sacerdozio e i candidati all'ufficio laicale di referente pastorale vivevano insieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figli e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale».
Sul tema della benedizione alle coppie gay, molto dibattuto in Germania, si è detto fortemente contrario il cardinale tedesco Gerhard Müller, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
«Il matrimonio sacramentale- scrive nel libro In buona fede scritto con Franca Giansoldati (edizioni Solferino) - ammette solo coppie di sesso opposto, formate da un maschio e una femmina; tutte le altre forme sono escluse dalla benedizione perché il potere di benedire i parroci o i vescovi lo ricevono direttamente da Dio, al momento della loro consacrazione. Sarebbe sacrilego il contrario».
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