Il Tg5 cambia volto, non anima "Così conquisteremo i giovani"

Il direttore Mimun: «La politica piace ancora alla gente Io nel Palazzo? Dei pennacchi non mi importa nulla...»

Il Tg5 cambia volto, non anima "Così conquisteremo i giovani"

Il Tg5 da lunedì cambia volto: grafica e studio nuovi, più moderni e piacevoli perché, come ci racconta il suo direttore Clemente Mimun, «a Mediaset non ci si accontenta mai e siamo sempre pronti a raccogliere stimoli nuovi». Tuttavia, dice sempre Mimun svelando un retroscena non da poco, «siamo I soliti, come la canzone di Vasco Rossi, nata peraltro durante una nostra chiacchierata di sette anni fa: eravamo entrambi piuttosto malconci, io ho rischiato pure la pelle per via di quell'ictus... Ebbene: siamo i soliti, quelli delle illusioni, delle grandi passioni, e siamo liberi, liberi, liberi».

Clemente Mimun il Tg5 l'ha fondato nel 1992 assieme a Enrico Mentana, Lamberto Sposini, Emilio Carelli e Cristina Parodi e ora lo dirige con orgoglio dal 2007: «L'anima resta quella ma ogni direttore ha dato del suo: Enrico era attentissimo alla cronaca, Carlo Rossella fu più attento alla politica internazionale e al costume; io ci ho messo più politica, più economia, più ambiente e attenzione ai diritti dei cittadini». Sembra un paradosso: alle urne vincono soprattutto i partiti dell'anti politica ma la politica in tv continua a «tirare». «Sì, perché la gente vuole capire, vuole informarsi. Pensi che nella noiosissima campagna elettorale appena conclusa abbiamo guadagnato 300mila spettatori sia all'edizione dell'una sia a quella delle 20». Il direttore è soddisfatto ma non appagato: «Il nostro obiettivo? Conquistare sempre più giovani». Che è facile a dirsi ma difficile a farsi visto che oggi ci si informa sui pc, i tablet o l'iphone. Ma Mimun non è certo uno che si scoraggia: «Ce la faremo perché qui è bello ed entusiasmante lavorarci: ho la piena fiducia e il sostegno di Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri; e qui è il posto dove ho lavorato con maggiore libertà». La ricetta per attrarre i giovani? «Parlare dei giovani portando loro rispetto ed entrare nei loro problemi: studi, lavoro, emigrazione, rapporti coi social network. Oggi, per esempio, usciremo con uno speciale di un'ora dove Vasco parla proprio dei giovani». Quindi l'ammissione: «Molti dei loro problemi derivano dal fatto che la nostra generazione ha pensato troppo al carpe diem e poco al loro futuro».

E anche lì, al Tg5, di ragazzi ce ne sono: «Bravissimi, bravissimi tutti. E mi piacerebbe che, una volta lasciata la crisi alle spalle, l'azienda tornasse a investire e puntare proprio su di loro». Perché la ricetta del successo è sempre stata il mix di esperienza dei veterani e la grinta dell'ultimo arrivato. Il direttore ci crede: è sempre stato così. E ricorda: «Quando partimmo nel 1992 fu Berlusconi in persona, con lungimiranza, a indicarci la via: Siate distanti dal Palazzo e vicino alla gente. Risultato: alla prima edizione del Tg battemmo l'ammiraglia del Tg1 di Bruno Vespa».

Già, il Palazzo: ogni elezione gira voce che Mimun sia destinato a Montecitorio o al Senato: «Mai caduto in tentazione - giura il direttore - A me il Palazzo piace raccontarlo, non starci dentro. Nel 2000 mi offrirono pure la presidenza della Rai, proposto da Pera e Casini. Rifiutai. Dei pennacchi non me ne è mai fregato un tubo».

Mimun è così. E non è neppure quello ossessionato dallo scoop.

Gli ricordiamo che fu lui a dirigere il primo faccia a faccia tra Berlusconi e Prodi nel 2006: il più visto della storia della tv italiana. «Può darsi... Con chi mi piacerebbe rifarlo? Berlusconi e Di Maio. Ma ho la sensazione che nessuno dei due accetterebbe».

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