Il timore tra i dem: dialogare è un rischio

Per i renziani l'Aventino è obbligato: «Ne va della nostra identità»

Il timore tra i dem: dialogare è un rischio

Roma In attesa di una «chiamata alle armi» che forse non ci sarà mai, da parte del presidente Mattarella, il Pd «si trova nella fase più difficile della sua storia», come scriveva su Facebook Debora Serracchiani, nuova candidata alla segreteria per interposta persona (il suo grande mentore è Veltroni). Ma prima di arrivare all'Assemblea che designerà metodo del ricambio e traghettatore verso un nuovo mandato di segreteria, è la partita al Quirinale e quella in Parlamento, che detteranno pesi e misure tra le anime inquiete del partito. I renziani tengono duro, e il loro leader non passerà la mano (la sua ultima promessa, farò il senatore semplice, è la consueta boutade).

Il motivo, ora che la vendetta sembra richiedere tempi lunghi e il gufare contro un governo giallo-verde pare vano, è messo in chiaro da Alessia Morani: «Il voler fare opposizione non è un vezzo o un'impuntatura, ne va della nostra identità». Identità che si è materializzata, negli ultimi quattro anni, in un'attività di governo ben precisa. Timida, nella breve esperienza di Enrico Letta. Dirompente nei mille giorni di Renzi, al punto che la collaborazione a un governo diverso, con Di Maio o Salvini leader di punta, significherebbe contraddire e annientare tutti i capisaldi di quelle linee programmatiche. «I grillini - chiariva Ettore Rosato - hanno un programma completamente alternativo al nostro e da mesi spiegano come smonteranno le riforme del Pd». Giuste o sbagliate che le si ritenesse, è legittimo che Renzi e i suoi ne menino vanto. Motivo per il quale l'appoggio a un governo a guida M5s non è uno scenario prefigurabile, in qualsiasi formula o ricetta pasticciata lo si voglia concepire. Ma anche un ritorno a forme di collaborazione con Forza Italia, oggi come oggi, sembrano difficili. Per i numeri, anzitutto, visto che né Salvini né la Meloni ci starebbero. Ma non solo: «Ci sono sicuramente dei punti di contatto tra il nostro programma e quello del Pd - notava ieri l'azzurro Schifani -, però l'azione economica del Pd non ha dato grandi risultati ed è testimoniato dal crollo dei consensi». Insomma, le scelte dei governi renziani sono quelle che hanno portato il Paese allo sfascio e alla vittoria di M5s e Lega. Ergo: inutile insistere.

Anche perché, aggiungeva Rosato, «i grillini hanno già un accordo con la Lega, stanno solo discutendo chi dovrà guidare il governo e se imbarcare o meno Forza Italia. Farsi usare nella loro discussione è poco utile e intelligente, un eccesso di ingenuità». Franceschini, Emiliano e Orlando si mettano il cuore in pace: perseverare è diabolico.

RooS

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