È stato assolto in primo grado e in appello dall'accusa, quasi classica per i potenti di Sicilia, di concorso esterno in associazione mafiosa. Ma nonostante questo Antonio D'Alì, senatore di Forza Italia, dovrà con ogni probabilità ritirare la candidatura a sindaco di Trapani, appena presentata. Perché con un tempismo che a più d'uno è sembrato sospetto, un'ora dopo il deposito della candidatura e delle liste la Direzione distrettuale antimafia di Palermo gli ha notificato una misura restrittiva pesante, l'obbligo di soggiorno. «Pericoloso socialmente», hanno motivato i pm, sfruttando la legge che consente di imporre misure di prevenzione sulla base degli indizi. La decisione però arriverà a luglio. Troppo tardi rispetto alle elezioni.
Un fulmine. Il senatore D'Alì, dopo l'assoluzione anche in appello dello scorso settembre (nel merito per gli anni successivi al 1994, e per avvenuta prescrizione per gli episodi precedenti) aveva ritenuto che ogni dubbio fosse stato eliminato e ad aprile aveva deciso di scendere in campo. Ora lo sgambetto del soggiorno obbligato. Che a poco più di venti giorni dal voto è un avviso di sfratto.
Lui, volato a Roma per incontrare il coordinatore siciliano azzurro Gianfranco Miccichè e lo stesso Silvio Berlusconi, ha annunciato la sospensione della campagna elettorale: «La persecuzione giudiziaria - scrive in una nota - continua. Due volte assolto e nuovamente aggredito. Dopo appena un'ora dalla chiusura della presentazione della mia candidatura e delle liste per l'elezione a sindaco di Trapani, con tempistica cadenzata in maniera da precludere ogni alternativa, ho ricevuto una assolutamente imprevedibile ed ingiusta proposta di misura di prevenzione per obbligo di soggiorno. Il messaggio è inequivocabile: al di fuori del percorso elettorale democratico qualcuno vuole e può far sì che io non possa impegnarmi come sindaco. Sento il dovere in questo momento di sospendere ogni mia personale attività di campagna elettorale, torno amareggiato a Roma per onorare come di consueto il mandato parlamentare, poiché ritengo che, pure essendo stato assolto da ogni accusa anche in appello, non potrei condurre le opportune iniziative con questo carico di infamia scaricatomi addosso».
A fianco di D'Alì gli azzurri. Il presidente dei senatori di Forza Italia Paolo Romani ha espresso «profondo sconcerto» per il provvedimento chiesto dai pm.
Solidarietà anche dal senatore Renato Schifani: «La proposta di misura di prevenzione contro di lui, per la sua dinamica temporale, appare come un tentativo di condizionare la libera espressione del voto nella città di Trapani».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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