1. Cosa dice la sentenza delle Corte di giustizia dell'Ue?
Fifa e Uefa non possono esercitare il monopolio sul calcio e non possono vietare a priori competizioni parallele come la Superlega (sul cui progetto specifico la Corte in realtà non si è pronunciata, ndr) nè possono sanzionare club che vogliono organizzarle. Essendo poi attività economiche sia organizzare competizioni di calcio per club che sfruttare i diritti media, devono essere rispettate le regole della concorrenza e della libertà di movimento. Quindi, attualmente, Fifa e Uefa abusano di una posizione dominante.
2. Quanti sono i membri della Corte Ue che ha scritto la sentenza rivoluzionaria?
Quindici, presieduti dal belga Koen Lenearts: tra questi anche il vicepresidente danese Lars Bay Larsen e la giurista italiana Lucia Serena Rossi. La «Grande Camera» - in modo inconsueto - ha smentito il parere (non vincolante) espresso un anno fa dall'avvocato generale greco Athanasios Rantos.
3. Che fine rischiano i tornei organizzati dall'Uefa?
Un torneo come la Champions League, per esempio, da sempre riferimento per tutti nel calcio europeo, rischia di svalutarsi e sparire nonostante dal 2024 avrà un format che si avvicina per caratteristiche a quello della Superlega: è la risposta dell'Uefa al tentato «golpe» di alcuni club nell'aprile 2021.
4. La Superlega potrebbe nascere subito?
La rivoluzione sarà lunga nonostante la mossa tempestiva dell'A22 Sport Management, che ha raccolto l'eredità dei club fondatori della Superlega. Ma è palese che la sentenza della Corte Ue apra la strada a tantissime nuove possibilità.
5. Alla Superlega ci si iscriverebbe o si verrebbe scelti?
Nel primo anno della competizione, i club saranno selezionati in base a un indice con criteri trasparenti e basati sulle prestazioni. Secondo il nuovo format, poi, non ci saranno membri «permanenti». Quindi spazio al merito sportivo (leggi piazzamenti nei campionati nazionali) e ricambio tra le varie leghe con promozioni e retrocessioni.
6. Ma chi dovesse aderire alla Superlega potrebbe comunque giocare i campionati nazionali?
È uno dei punti chiave su cui si discuterà molto nei prossimi mesi, anche se le prese di posizione contrarie sono già numerose. La Figc italiana ha varato una norma per la quale chi aderisce a quel mondo esce dal sistema federale del calcio. Una norma che va nella direzione di proteggere le sue competizioni, ma anche quelle organizzate dalle altre federazioni internazionali. Il Governo inglese, che già intervenne nel 2021 sulla questione, è pronto a fare una legge ad hoc per impedire ai club di unirsi alla Superlega o a qualsiasi competizione alternativa a quelle organizzate da Uefa e Fifa. E ieri in Spagna le squadre impegnate in Liga sono scese in campo con una t-shirt, sopra le maglie da gioco, raffigurante il logo #EarnItOnThePitch («guadagnalo sul campo»).
7. Le federazioni nazionali potranno escludere dai campionati i club?
A questa domanda ha risposto l'avvocato esperto di diritto sportivo nazionale e internazionale Cesare Di Cintio: «A oggi è difficile preventivare l'esclusione dei club, però le federazioni hanno gli strumenti per poter andare in quella direzione. Ma da qui a dire che i club che aderiranno alla Superlega saranno esclusi dalle altre competizioni è ancora prematuro».
8. Quali potrebbero essere i club italiani interessati alla Superlega?
Il Napoli si dice pronto a discutere, la Lazio pone al centro i campionati nazionali (come ribadito ieri anche dalla Lega di A) ma sottolinea di voler valutare la sentenza. Juve e Milan per ora non commentano, contrari Inter e Roma.
9. La Corte ha parlato di abuso di Fifa e Uefa anche sui diritti tv. Quelli in essere sono a rischio?
Ha risposto sempre Di Cintio: «No, anche perché non dimentichiamo che i club che ipoteticamente dovrebbero aderire alla nuova competizione dovrebbero nella sostanza sottrarsi a degli introiti certi per andare incontro a qualcosa di incerto».
10. Un altro fronte importante riguarda anche vivai e liste Uefa, spariranno?
La Corte ha dichiarato illegali le regole su un numero minimo di calciatori cresciuti nel vivaio perchè «potrebbero avere come oggetto o effetto la limitazione della possibilità per i club di competere tra loro reclutando giocatori talentuosi, indipendentemente dal luogo in cui sono stati formati». In più le regole in questione potrebbero dar luogo a una discriminazione indiretta per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori.
Per regolamento ogni squadra doveva presentare una lista di 25 calciatori con all'interno almeno otto ragazzi provenienti dal settore giovanile del proprio Paese di cui almeno quattro cresciuti nel proprio settore giovanile. Da oggi invece cambierà tutto, con la libertà più totale per ogni club.
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