Torino, Meloni in campo. Venti prof contro i violenti

Un caso il bando revocato nell'Università occupata. La premier: "Grave ondata antisemita". E un gruppo di docenti si ribella

Torino, Meloni in campo. Venti prof contro i violenti
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L'odio ha rotto gli argini e il clima nel Paese è sempre più inquietante. Fra piazze e atenei, l'atmosfera nel Paese si fa sempre più irrespirabile e qualcuno, anche nelle università, finalmente comincia a dirlo. Una manciata di professori (venti a ieri pomeriggio) ha firmato un documento-appello che denuncia: «Non accettiamo che facinorosi con metodi squadristi e linguaggi inaccettabili, tengano sotto scacco la maggioranza».

Sotto mentite spoglie del pacifismo, infatti, una minoranza di intolleranti della sinistra detta legge, soffia sull'ostilità contro Israele, e - con la scusa del «sionismo» - contro gli ebrei che non si «dissociano» apertamente dallo Stato ebraico, impegnato nella guerra di repressione dei terroristi di Hamas.

Le Comunità ebraiche lo denunciano apertamente: «Il clima ricorda quello degli Anni Trenta». Una nuova tappa di questa inquietante escalation si è registrata martedì, a Torino appunto, dove i collettivi estremisti hanno fatto irruzione all'Università di Torino, occupando il Senato accademico, sottoponendolo a una sorta di gogna, e inducendolo a disdire la partecipazione a un bando di cooperazione con Israele. Ora, lo Stato ebraico vanta università e centri di ricerca all'avanguardia, e l'Ateneo torinese ieri ha provato a minimizzare, spiegando che il «no» si riferisce solo al bando «Maeci 2024 Italia-Israele» mentre «tutti gli accordi e le collaborazioni in corso con le università israeliane rimangono attivi». Tentativo poco riuscito di gettare acqua sul fuoco.

La questione, tuttavia, non è tecnica: è simbolica, tant'è vero che ieri sull'episodio di Torino è intervenuta - alla Camera, in sede di comunicazioni - anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Considero grave e preoccupante l'ondata di antisemitismo dilagante - ha detto - anche nella nostra opinione pubblica. La considero preoccupante particolarmente quando coinvolge le nostre istituzioni, considero grave e preoccupante che il senato accademico dell'Università di Torino scelga di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con Israele, e lo faccia dopo un'interruzione con occupazione da parte dei collettivi. Penso che se le istituzioni si piegano a questi metodi oggettivamente rischiamo di avere molti problemi».

Le reazioni del mondo politico sono state consistenti. Anche se qualcuno continua a notare che manca una condanna netta da parte dei vertici del Pd, mentre perfino Giuseppe Conte ha parlato di un errore, e uno dei pochi amici di Israele rimasti a sinistra, Piero Fassino, già sindaco di Torino, è stato molto chiaro. «Grave - ha detto - che il Senato accademico dell'Università di Torino abbia deciso di non partecipare a progetti di cooperazione con Università israeliane. C'è stato un tempo lugubre nel quale dalle Università venivano espulsi professori perché ebrei».

Per questo ombre inquietanti, sono intervenute le Comunità ebraiche. Quella di Roma, con il presidente Victor Fadlun, fa notare che «boicottare Israele è boicottare la democrazia», mentre la Comunità di Milano, con Walker Meghnagi, rilancia l'invito del presidente Sergio Mattarella a «bandire dalle Università l'intolleranza», registrando «con soddisfazione le parole della premier». Oltre che al premier, l'associazione Setteottobre si era rivolta al ministro dell'Università Anna Maria Bernini, che ieri ha fatto sapere di non condividere la decisione dell'Università di Torino: «Sono e rimango convinta - ha detto - che la diplomazia scientifica sia un'arma di pace».

Intanto emerge come la stessa università di Torino, nell'ambito dei suoi «accordi di

cooperazione internazionale» per attività scientifiche e didattiche, abbia in essere una convenzione con l'Iran. Ma la repressione attuata dal regime degli ayatollah non interessa molto ai pacifisti e alle femministe, come si sa.

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