Nessuno sa dove sia, ma Evgenij Prigozhin è riuscito a far sentire la sua voce in un breve audio di 40 secondi. Diffuso da Grey Zone, un canale Telegram vicino alla compagnia Wagner di cui rimane il leader, sia pure in esilio, il messaggio è il primo da una settimana a questa parte. Da quando cioè Prigozhin, fallito il suo tentativo di assalto al potere putiniano, sarebbe stato trasferito in Bielorussia grazie a un'intesa con il dittatore di Minsk Aleksandr Lukashenko.
Prigozhin, dopo aver premesso che «oggi abbiamo più che mai bisogno del vostro sostegno», tocca due argomenti. Parla della cosiddetta «marcia per la giustizia» del 24 giugno e dice «voglio che capiate che era a diretta contro i traditori e a mobilitare la nostra società, e penso che abbiamo avuto un certo successo»; poi tocca il tema militare e assicura che «in un prossimo futuro vedrete le nostre prossime vittorie al fronte». Due modi per dire che lui c'è ancora, che si aggiungono ad annunci diffusi da altri gruppi Telegram riferibili a Wagner in cui si assicura che «anche se i nostri centri in Russia hanno temporaneamente chiuso le attività, il Gruppo Wagner continua a reclutare personale».
Massima ambiguità, dunque. E tutto questo mentre da Mosca arrivano messaggi demolitivi per Prigozhin: pesanti accuse dirette («credeva di sfidare Putin», «ha perso la testa per i troppi soldi»), cancellazioni d'autorità dai social delle immagini riferibili a una sua partecipazione alle presidenziali russe dell'anno prossimo. Elezioni che, per quanto pesantemente truccate a favore di Vladimir Putin, rappresentano almeno formalmente un passaggio in cui viene chiesto il sostegno popolare. Ieri, incontrando il presidente-dittatore del Cremlino, la responsabile della Commissione centrale elettorale russa Ella Pamfilova dopo aver ammesso che nelle regioni ucraine occupate il voto verrà quasi di sicuro «rinviato» - ha enfatizzato l'importanza della consultazione, che «non ha nulla di ordinario, perché da esse dipende il destino non solo della Russia, ma del mondo per molti anni a venire».
Parole che corrispondono alla volontà di Putin di uscire trionfante dalle presidenziali 2024, confermando il contenuto della sua propaganda dopo la giornata nera del 24 giugno: Prigozhin ha cercato di sfidare non solo me, ma tutto il popolo russo e le sue forze armate, che si sono stretti intorno al loro leader legittimo. Il che, viste le scene di entusiasmo per Prigozhin e gli uomini della Wagner a Rostov e la scarsissima resistenza opposta all'avanzata delle colonne golpiste verso Mosca, è assai lontano dalla realtà. È questo anche il pensiero del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in un'intervista alla Cnn ha insistito sulla debolezza di Putin: «Non controlla tutto, il suo potere si sta sgretolando, metà dei russi sosteneva Wagner. E il fatto che sia penetrata in profondità in Russia e abbia preso alcune regioni dimostra quanto sia facile farlo».
Occhi puntati su Putin, intanto, al summit asiatico della Shanghai cooperation organization, cui il leader russo parteciperà oggi a distanza, come il presidente cinese Xi Jinping. Putin dovrà rassicurare i partner (nessuno dei quali, incluso l'ambiguo ospite indiano Narendra Modi, ha mai condannato l'invasione dell'Ucraina) della sua presa sul potere in Russia.
Presa insidiata anche dalla nascita all'Aia del Centro coordinamento indagini sul reato di aggressione all'Ucraina, che intende favorire la missione di Kiev di portare alla sbarra Putin e i suoi gerarchi. Ursula von der Leyen l'ha definito «primo passo verso un tribunale».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.