Dieci agenti della polizia penitenziaria sono finiti ai domiciliari nell'ambito delle indagini su un pestaggio a due detenuti avvenuto ad agosto nel carcere di Foggia. Gli arrestati sono indagati nell'ambito dell'inchiesta dei carabinieri, coordinata dalla procura, a vario titolo: per concorso dei reati aggravati di tortura, abuso d'ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, omissione d'atti d'ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.
Contestualmente all'aggressione, secondo la ricostruzione dei carabinieri, due detenuti sarebbero stati inoltre arbitrariamente sottoposti a misure di rigore non consentite. «Nel corso delle indagini sarebbe stata documentata la sottoscrizione di atti falsi finalizzati a celare le violenze perpetrate e a impedire che venissero emesse a carico delle persone offese le diagnosi delle lesioni riportate - fanno sapere i carabinieri del comando provinciale - Sarebbero state, inoltre, accertate minacce e promesse di ritorsioni attraverso le quali due indagati avrebbero costretto le vittime a sottoscrivere falsi verbali di dichiarazioni, in cui fornivano una versione dei fatti smentita dagli esiti delle indagini».
«Ci risiamo. Ancora presunte violenze nelle carceri e pesantissime accuse nei confronti di appartenenti alla Polizia penitenziaria, che emergono proprio nel giorno in cui il Corpo compie 207 anni dalla fondazione.
Al di là di quale sarà l'esito della vicenda penale, tuttavia, emergono ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e la persistente emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica» commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.
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