Questione di ore e Giovanni Toti potrebbe tornare a essere un uomo libero. I pm di Genova ieri hanno depositato il loro parere favorevole all'istanza di revoca della misura cautelare presentata dal legale, Stefano Savi, subito dopo le dimissioni del governatore. Il gip Paola Faggioni potrebbe decidere già oggi, o al massimo domani, se l'ex presidente potrà uscire dopo oltre ottanta giorni trascorsi ai domiciliari nella sua villetta di Ameglia. Come era apparso chiaro già all'indomani dell'arresto, il passo indietro politico di Toti, che ha trascinato la Liguria al voto anticipato in autunno, si è rivelato l'unica via rimasta per sperare di tornare in libertà. Da semplice cittadino, non più da presidente di Regione.
I magistrati infatti hanno sempre legato il ruolo pubblico dell'ex governatore al rischio che potesse reiterare i reati di cui è accusato, la corruzione e il finanziamento illecito. Questo nonostante l'impegno più volte formalizzato da Toti - che si è sempre detto convinto di non aver commesso alcun illecito - di astenersi dal ripetere le condotte che la Procura gli contesta. Toti aveva ribadito con convinzione di aver sempre agito in buona fede, e che quei 74mila euro di finanziamenti elettorali ricevuti dall'imprenditore del porto di Genova Aldo Spinelli non erano il prezzo di alcun do ut des. Le rassicurazioni e l'interrogatorio fiume davanti ai pm, però, non erano bastati.
Toti era rimasto dentro. Ora che ha rinunciato alla guida della Regione, per la Procura non c'è più il rischio che possa reiterare il reato e dunque vengono necessariamente meno le esigenze cautelari. Nel giro di pochi giorni anche le indagini si sono concluse e i pm, che vogliono andare a processo subito, hanno depositato la richiesta di giudizio immediato per l'ex governatore, per Spinelli, e per l'ex presidente dell'autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Il dibattimento potrebbe iniziare alla vigilia delle elezioni fissate per il 27 e il 28 ottobre, che inevitabilmente saranno segnate dagli strascichi giudiziari.
Restano gli interrogativi già sollevati da chi, come il giurista Sabino Cassese, aveva invitato i giudici a un bilanciamento tra tutela delle indagini e il rispetto del mandato popolare di Toti. Ha prevalso la prima.
Rischia di rimanere ancora ai domiciliari invece l'84enne Aldo Spinelli, il presunto corruttore di Toti e di Signorini, secondo l'accusa. La procura di Genova ha depositato parere contrario alla sua liberazione. L'imprenditore è ai domiciliari dal 7 maggio, «sofferente e provato», lo descrive il suo avvocato Sandro Vaccaro. Che sperava in uno scenario diverso dopo la nomina dell'ex numero due del Csm, il dem David Ermini, a presidente del cda della holding Spininvest. Una mossa pensata dai legali per convincere i magistrati della totale estromissione del patron dalle attività del gruppo, dell'assenza di qualsiasi rischio di influenza sulle aziende e dunque di reiterazione del reato. In questo senso la scelta è ricaduta su Ermini come figura di assoluta garanzia.
Non la pensano così i pm di Genova, che nel dare parere contrario alla libertà dell'imprenditore, si rifanno a quanto già detto dal Tribunale del Riesame: «Al di là di eventuali movimenti societari nel gruppo Spinelli, la proprietà dell'azienda resta
nelle mani di Aldo e Roberto (il figlio, ndr)». I giudici di Genova avevano sottolineato che anche se si era dimesso dalle cariche rimaneva socio di maggioranza. E dunque influente. La decisione è adesso nelle mani del gip.
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