Tragedia familiare a Perugia. L'ipotesi di omicidio-suicidio

Una coppia di anziani e la figlia trovati morti in un casolare. L'allarme del fidanzato: "Lei non rispondeva al telefono"

Tragedia familiare a Perugia. L'ipotesi di omicidio-suicidio
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Tre persone uccise a colpi di fucile. Tre cadaveri ritrovati ieri mattina nel giardino di un casolare sperduto nelle campagne di Perugia, nella frazione di Fratticiola Selvatica. Omicidio suicidio nell'ambito familiare o una strage premeditata da un misterioso assassino? È giallo per gli uomini della squadra mobile e per la Procura perugina che da ieri pomeriggio sono alle prese con un caso solo all'apparenza lineare. Le vittime sono un Enrico Scoccia, 69 anni pensionato, con problemi di salute, la moglie Maristella Paffarini, 66 anni dipendente della Prefettura di Perugia, e la figlia Elisa Scoccia di 39 anni. A scoprire i corpi senza vita, morti da almeno 2 giorni, il fidanzato/compagno della giovane che non aveva sue notizie da domenica. L'arma, una doppietta da caccia, è stata ritrovata accanto al corpo del capofamiglia, a poca distanza da quelli delle due donne. Almeno 5 i colpi esplosi. Inutile la chiamata al 118 e l'arrivo di un'ambulanza: per i tre non c'era più nulla da fare. A percorrere l'unica via di accesso alla cascina fino al 22 di Strada Fratticiola, un budello sterrato e polveroso, gli agenti della questura di Perugia, allertati dal 112. Secondo una prima ricostruzione l'allarme scatta passate le 12 di ieri quando il giovane irrompe sul luogo dell'eccidio. Urla, chiede aiuto, si dispera, tanto che le sue grida vengono ascoltate da una confinante. «Sabato verso le 22 ho sentito degli spari - mette a verbale la donna, Maria Teresa -, oggi qualcuno gridava aiuto». Secondo gli inquirenti l'ipotesi di un duplice omicidio suicidio, la più accreditata, potrebbe spiegare tutto. Scoccia, probabilmente in preda a una crisi, forse aggravata da una forte depressione, decide di farla finita uccidendosi. Non prima, però, di aver messo la parola fine anche alle vite della moglie Maristella e della figlia Elisa. Due colpi per ognuna delle vittime. Poi solo il tempo di ricaricare l'arma e di puntarsela contro. Non sarebbe la prima volta e, purtroppo, non sarà l'ultima. Restano, però, alcuni punti oscuri. E che soltanto la ricostruzione degli esperti della scientifica, assieme agli esami medico legali e balistici, potranno chiarire. Lo stato di salute dell'uomo, tanto per cominciare, non sarebbe stato così grave da portarlo a sterminare la sua famiglia. Insomma manca un valido movente. Gli inquirenti sono al lavoro per stabilire, soprattutto, se sulla scena del crimine ci siano tracce di un quinto uomo, oltre a quelle dei tre morti ammazzati e del fidanzato della 40enne. Ancora. Perché la vicina non ha allertato le forze dell'ordine sabato sera, quando ha sentito i colpi di arma da fuoco? E perché il fidanzato di Elisa non si è recato subito a vedere cos'era accaduto alla compagna? La donna, che non viveva con i suoi ma si recava spesso da loro, è irraggiungibile da domenica. Motivo valido per allarmarsi già dalla sera stessa, al massimo il giorno dopo. L'uomo, ascoltato come persona informata dei fatti, potrebbe diventare nelle prossime ore un indiziato qualora il suo racconto non venisse confermato dagli elementi raccolti.

Il pm che ha aperto il fascicolo per omicidio volontario, Gemma Miliani, avrebbe disposto tra gli altri accertamenti anche la prova stub su di lui, unico superstite della famiglia. Test fondamentale per ribaltare completamente, o confermare, lo scenario ipotizzato finora.

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