Geopolitica del vaccino. L'Europa si interroga sulla mossa della Germania, che ha rotto l'inedito fronte europeo non soltanto pappandosi una fetta molto ampia della striminzita torta delle prime dosi spedite da Pfizer-BioNTech per il V-day nei Paesi europei, ma anche acquistando in proprio 30 milioni di dosi in più del primo vaccino autorizzato.
Un costoso atto di forza che molti partner di Berlino hanno maldigerito, tra essi l'Italia, che pur essendo il terzo Paese dell'Ue per popolazione, si è vista assegnare per il battesimo della campagna vaccinale di domenica appena 9.750 dosi, quanto Croazia, Bulgaria e la piccola Slovenia, metà della Francia e molto meno rispetto alle 151.125 della Germania, che è riuscita a far valere il bizzarro principio che ognuno dei 16 Länder venisse trattato come uno Stato autonomo e avesse 9.750 dosi, tranne il piccolo Land di Brema che si è accontentato della metà.
Poco male, visto che alla fine si tratta di uno spuntino rispetto alla campagna vaccinale vera e propria, che riguarderà numeri a nove cifre. Solo da Pfizer-BioNTech l'Ue ha acquistato 300 milioni di dosi che distribuirà a ogni Stato in rapporto alla popolazione. Il problema semmai è un altro. Per qualcuno Bruxelles non ha fatto un ordinativo maggiore del primo vaccino sul mercato per non irritare la francese Sanofi, che nella corsa al siero ha inciampato ruzzolando lontana dai primi, scoprendo che il suo farmaco non garantiva una risposta immunitaria sufficiente per gli anziani. Battesimo rinviato ed Europa cornuta e non vaccinata.
Ok, ma la Germania? La corsia preferenziale per il vaccino Pfizer-BioNTech non deriva soltanto dall'interventismo di frau Angela Merkel, che si fa rispettare certamente di più del duo Conte-Speranza, ma dal fatto che la BioNTech è una società tedesca, con sede a Magonza, fondata una ventina di anni fa dai due coniugi tedeschi di origine turca Özlem Türeci (lei) e Ugur Sahin (lui), che grazie alla loro scoperta sono stati anche nominati persone dell'anno dal Financial Times. Ai due scienziati del Baden-Würrtemberg (nel frattempo diventati anche super-ricchi) va solo la nostra gratitudine. E le 30 milioni di dosi che i tedeschi hanno pensato di comprarsi in proprio si spiegano con la decisione di Berlino di intensificare la produzione del vaccino Pfizer-BioNTech sul territorio nazionale grazie all'acquisto da Novartis del sito produttivo di MarburgooNTech ha acquisito il centro di produzione di Marburgo della Novartis. Chiara comunque la strategia di Berlino di arrivare al più presto alla soglia del 140 milioni di vaccino fissata per raggiungere l'immunità di gregge: una cifra praticamente già raggiunta con i 55,8 milioni di Pfizer-BioNTech fissati dall'Ue, i 30 acquistati in più, i 50,5 di Moderna, a cui si aggiungeranno 62 milioni di vaccino CureVac (se mai arriverà), i 56,2 milioni di AstraZeneca e i 37,25 milioni del vaccino Johnson&Johnson (data di consegna incerta).
Noi italiani potremo consolarci quando anche il vaccino anglo-svedese di Astrazeneca, prodotto assieme all'università di Oxford, avrà l'autorizzazione europea, fatto che pare imminente. In questo farmaco c'è infatti anche lo zampino italiano, grazie alla collaborazione della Irbm di Pomezia. Dei 202 milioni di dosi che l'Italia ha «opzionato», almeno 40 dovrebbero arrivare da questo filone. Intanto da domani - e per ogni settimana - si attendono 470mila dosi di Pfizer consegnate direttamente nei 300 centri di vaccinazione in tutta la Penisola ma che causa maltempo potrebbero non essere consegnate. Sono una decina i vaccini in rampa di lancio in tutto il mondo.
Quelli di Pfizer-BioNTech e dell'americana Moderna sono del tipo mRna, basato sul «messaggero» delle informazioni genetiche. Il vaccino AstraZeneca è del tipo «adenovirus», come il russo Sputnik, il cinese CanSino e il Johnson&Johnson). La festa del vaccino è appena agli inizi.
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