Passano i giorni, emergono nuovi elementi e si smonta sempre di più l'ipotesi di una censura da parte della Rai ai danni del nuovo paladino della sinistra Antonio Scurati. Come raccontato nei giorni scorsi dal Giornale, il 19 aprile (giorno prima dell'ormai nota puntata di «Che Sarà») la redazione del programma ha inviato un'email al vicedirettore della direzione Approfondimento Rai Giovanni Alibrandi inserendo tra gli ospiti della puntata il nome di Antonio Scurati con la dicitura «tg» (Titolo gratuito). L'email è stata inviata alle 17.42 mentre un minuto prima è partita un'altra email con il comunicato stampa della puntata (che verrà inviato ai giornalisti alle 19.09) in cui compariva il nome di Scurati. Già queste due comunicazioni sarebbero sufficienti per spiegare come non sia avvenuta una censura ma la prova regina si trova già alla mattina del 19 aprile. Come raccontato dal sito di Nicola Porro «la Rai il 19 aprile alle 10.35 si era anche preoccupata di acquistare i biglietti di andata e ritorno del treno (prima classe, ovviamente) e una notte all'hotel River Chateau di Roma». Non si è mai visto un ospite che non deve andare in onda venire inserito in scaletta, essere comunicato ai giornali e addirittura ricevere i biglietti del treno e la prenotazione dell'hotel. La direzione Rai non ha perciò censurato Scurati ma ha solo chiesto di farlo a titolo gratuito «in cambio della pubblicità alla serie tv basata sui romanzi dell'autore presto in onda su Sky. Una proposta che i vertici della Rai considerano accettata dopo aver ricevuto, la sera del 19 aprile, la conferma dalla scaletta da parte della redazione del programma».
Che non si sia trattato di una censura inizia a essere evidente anche a chi ideologicamente non può certo essere accusato di avere posizioni ostili a Scurati, come Marco Travaglio che ieri ha firmato su «Il Fatto quotidiano» un editoriale intitolato «La non censura». Scrive Travaglio: «Ho parlato più volte di censura a proposito della mancata partecipazione di Antonio Scurati sabato 20 a Chesarà... (Rai3). Mi ero basato sull'unica versione disponibile: quella di Serena Bortone, di cui non avevo motivo di dubitare». «Ora però, con tutte le carte in tavola, si può serenamente affermare che non è stata censura». Poi conclude: «Ma i dirigenti Rai non hanno mai detto che non dovesse leggere il suo monologo». Eppure la presa di posizione di Travaglio sembra tradire un fastidio per il fatto che ci sia qualcuno che è riuscito a passare più vittima di lui. Sulla stessa falsariga Roberto Saviano (tondo in basso) che, dopo essersela presa contro la «presunta censura» nei confronti di Scurati, si è lamentato per non aver ricevuto in passato la stessa solidarietà: «Quando un anno fa mi hanno censurato Insider cancellando la mia trasmissione, in quanti sono stati zitti? Pensando vabbè è un problema di Saviano, è inutile urlare alla compromissione della democrazia perché è un problema suo, magari godendo anche del fatto un concorrente in meno. Così è che funziona in questi mondi». A sinistra si sono accorti che il vittimismo paga e gridare contro le (presunte) censure può diventare una straordinaria arma politica. D'altro canto basta entrare in qualsiasi libreria e vedere come i libri sull'antifascismo e contro il governo Meloni fioccano ed è tornato in bella vista anche il libro di Antonio Scurati «Fascismo e populismo. Mussolini oggi» con l'emblematico lancio «il manifesto per un nuovo antifascismo».
A giudicare dalla visibilità ottenuta negli ultimi giorni da Scurati tra conferenze, ospitate, eventi, articoli e pubblicazioni, il vittimismo rappresenta la nuova carta di una sinistra sempre più in affanno soprattutto in campagna elettorale.
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