Travaglio umilia il M5s: "Spettacolo indecente, zitti o a casa"

Marco Travaglio impietoso sugli errori grillini: "Adesso devono supportare la Raggi in silenzio, oppure ritirarsi dalla politica per sempre"

Travaglio umilia il M5s: "Spettacolo indecente, zitti o a casa"

È un ceffone in pieno volto quello che Marco Travaglio assesta al MoVimento Cinque Stelle protagonista dello "spettacolo inverecondo" che va in scena in queste ore all'ombra del Campidoglio.

Nel consueto editoriale, il direttore del Fatto Quotidiano non lesina critiche anche aspre al sindaco di Roma Virginia Raggi, rea di alcuni errori di valutazione che ne hanno indebolito le posizioni. Alla prima cittadina Travaglio rimprovera l'eccessivo potere concesso a Minenna, la scelta di centellinare gli annunci delle nomine quando avrebbe fatto meglio a comunicarle in blocco e l'aver tollerato "i troppi galli nel pollaio, senza pretendere il rispetto da chi dovrebbe stare dalla sua parte".

Ma si tratta - è evidente - di errori veniali, magari anche gravi ma non decisivi. Per la squadra della Raggi ci sono anzi parole al miele: "sulla qualità della giunta c'è poco da obiettare, resta di buon livello con punte di eccellenza". Se fosse una pagella, il sindaco strapperebbe quasi sicuramente almeno un sei.

Le parole più amare, si capisce, il direttore del Fatto le riserva ai vertici e alla base del MoVimento "non solo romani", rei di aver "circondato la sindaca di direttorii, direttoriucci e direttorietti". Che ora pretendono di fare il bello e il cattivo tempo, come si addice ai direttorii.

Certo, il direttore del quotidiano più "grillino" d'Italia non poteva non sottolineare gli attacchi "distorsivi e ricattatorii" dei "giornaloni" pronti ad incunearsi nelle difficoltà pentastellate (ma il giornalismo non doveva essere il cane da guardia del potere?). Eppure la soluzione proposta è drastica: "O tutti zitti o tutti a casa", come recita il titolo del corsivo. Insomma, i grillini si decidono per una volta di lavare i (propri) panni sporchi in casa, oppure trovino il coraggio per silurare la Raggi senza passare dal via e se ne tornino a casa una volta per tutte.

Travaglio smemorato

Peccato che in quest'analisi lucida e spietata manchino due elementi fondamentali per comprendere la storia del partito che doveva aprire l'Italia come una scatoletta di tonno. La prima regola del MoVimento è semplice: "uno vale uno". E qui non c'è sindaco che tenga: anche l'ultimo militante vuole il potere di rimuovere i propri rappresentanti ad nutum. Nell'epoca liquida del web, le regole e gli statuti stanno stretti. C'è da stupirsi, piuttosto, che i direttorii abbiano ottenuto sinora così poco potere.

E se Travaglio sperava che gli (inevitabili, vista l'esperienza poca o nulla) problemi politici venissero davvero risolti "in

conclave", può aspettare a lungo. La trasparenza grillina non si addice ai segreti della clausura. Uno contro uno, che poi vuol dire tutti contro tutti, i grillini continueranno a lavare i propri panni in piazza.

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