Avevano annunciato nell'agosto di un anno fa l'adesione al movimento di Giovanni Toti, «Cambiamo!», ma solo ora Gaetano Quagliariello, Paolo Romani e Massimo Vittorio Berutti escono davvero dal gruppo di Forza Italia in Senato.
Già di fatto fuori dal partito, tecnicamente ancora non avevano compiuto il passo parlamentare, essendo troppo pochi per essere autonomi e non volendo entrare nel gruppo Misto perché, secondo Quagliariello, «era costituito pressoché integralmente da colleghi appartenenti a una forza politica di sinistra, ma ora che è diventato un vero gruppo Misto, c'è l'agibilità per costituire una componente liberal-conservatrice».
La componente a Palazzo Madama a 3 di cui parla si chiamerà «Idea e Cambiamo», mentre il gruppo degli azzurri conterà a questo punto 56 senatori. «Idea» è il movimento con cui si è presentato alle scorse elezioni Quagliariello, unico eletto nel collegio uninominale dell'Aquila, poi confluito nel gruppo di Fi come indipendente, mentre «Cambiamo!» è appunto il movimento fondato dal governatore ligure allontanatosi dalla linea di Silvio Berlusconi e vicino al leader leghista Matteo Salvini. Quagliariello precisa che si tratta di «una scelta tecnica e non politica», ricorda di essere stato sempre favorevole a una federazione delle forze liberali nel centrodestra, ma ribadisce la posizione contro il governo Conte «drammaticamente inadeguato» e la collocazione nella coalizione. Con Fi, dice, ci si potrà forse rincontrare in una nuova stagione del PdL.
Quanto a Romani, una volta molto vicino a Berlusconi, da molti mesi ormai non ha più rapporti con il leader e si è avvicinato a Toti, probabilmente sperando di recuperare un ruolo futuro che tra gli azzurri non aveva più.
Il perché di questo passo non è chiaro, ma secondo alcuni potrebbe nascondere un avvicinamento dei 3 alla maggioranza, soprattutto per allungare più possibile la legislatura visto che i personaggi in questione sono ormai a fine carriera.
Difficile, però, che questo eventuale sostegno al Conte II possa manifestarsi se si arrivasse ad un voto sul Mes, tema che spacca il centrodestra come i giallorossi, perché Fi è l'unica favorevole rispetto a Lega e FdI. Toti, infatti, come gli altri governatori, si è pronunciato a favore dei 37 miliardi utili per le Regioni, pur condividendo qualche preoccupazione di Salvini.
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