Tre giorni per valutare il passo indietro

La deadline è domenica: Sangiuliano dovrà lasciare se sarà smentita la sua versione

Tre giorni per valutare il passo indietro
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Il giorno dopo l'intervista-confessione al Tg1 la tensione sul caso Sangiuliano resta palpabile. La decisione del ministro della Cultura di esporsi pubblicamente, chiedendo scusa a sua moglie e alla presidente del Consiglio per il suo comportamento, è stata certamente apprezzata. Ora però si vogliono vedere i fatti e si vuole verificare se il caso può essere considerato davvero chiuso oppure se ci saranno altre puntate della vicenda e se Maria Rosaria Boccia produrrà altri documenti o registrazioni, al di là delle interviste e delle apparizioni in tv già annunciate.

La convinzione è che non ci sia alcun elemento a supporto dell'ipotesi di peculato, né tantomeno siano state utilizzate informazioni classificate riservate, ipotesi smentita a tutti i livelli, Viminale compreso. Il clamore mediatico però resta elevato e certo a Giorgia Meloni non ha fatto piacere che nel giorno in cui il governo ha ottenuto un risultato perseguito da anni, ovvero l'accordo con la Commissione europea sulla questione balneari, l'attenzione pubblica sia caduta su un caso che certo non aiuta il lavoro dell'esecutivo e non ne rafforza la percezione e la considerazione complessiva, tanto più con l'opposizione che cerca di alzare un ulteriore polverone con gli esposti in procura e la richiesta di un question time. In ambienti parlamentari la convinzione è che sia scattata una sorta di deadline fissata alla giornata di domenica.

Se il caso rientrerà e le assicurazioni fornite dal ministro a Giorgia Meloni resisteranno alla prova dei fatti Gennaro Sangiuliano - il cui lavoro viene molto apprezzato dalla premier - resterà in carica. Altrimenti non è escluso che di comune accordo possa prendere forma l'ipotesi di un passo indietro. In quel caso i nomi che verrebbero valutati sarebbero quelli del presidente della Fondazione Maxxi, Alessandro Giuli, di Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, oppure di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, fondatrice della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, presidente del Comitato delle Fondazioni Italiane Arte Contemporanea. Una scelta, quella di un ministro donna, che farebbe molto piacere a Giorgia Meloni, anche se la presidente del Consiglio - come è noto - preferirebbe non toccare la compagine governativa. La Lega, invece, potrebbe avanzare la candidatura di Lucia Borgonzoni.

C'è un punto che dentro il governo molti tendono a sottolineare. Il ministero della Cultura, sotto la guida di Sangiuliano, ha ottenuto risultati importanti e facilmente misurabili: nel 2023, infatti, visitatori e incassi nei musei e nei parchi archeologici statali sono stati i più alti mai registrati nelle serie storiche. Questo lavoro non deve essere sminuito e non merita di essere travolto da una situazione che fino a prova contraria ha a che fare più con il gossip che con una gestione non corretta della gestione pubblica.

C'è anche chi sostiene che sull'incendio del caso Boccia potrebbe aver soffiato anche qualche dirigente del ministero - una tesi sostenuta ieri dal Fatto Quotidiano - in considerazione del fatto che a ottobre verranno rinominati tutti i dirigenti: direttori generali e direttori dei musei autonomi (tranne i più grandi, che andranno a scadenza e nuovo bando), per un totale di 130 dirigenti da rinominare entro l'anno.

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