"Tremila clandestini in meno. Molti partono in autonomia"

Nicoli (Sco): "Ora i migranti gestiscono da soli i viaggi della speranza, la collaborazione fa miracoli"

"Tremila clandestini in meno. Molti partono in autonomia"
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È una immigrazione clandestina che cambia, evolve, si perfeziona e probabilmente si raffina. Ma diminuisce anche. Un risultato questo che oggi, nella giornata in cui si celebra il 173esimo Anniversario della fondazione della Polizia di stato, acquisisce un significato rilevante, soprattutto dopo tutte le problematiche, le polemiche e purtroppo le troppe morti legate fino a qualche anno fa agli sbarchi selvaggi. L'azione di contrasto della Polizia di stato si specchia in risultati come la recentissima operazione «El Rais» che, con il contributo della Dda (Direzione distrettuale Antimafia) di Catania ha smantellato una organizzazione di favoreggiatori dell'immigrazione clandestina che operava tra la Turchia, l'Egitto e l'Italia che ha portato a 15 arresti.

«Registriamo una forte riduzione nell'arrivo lungo la principale rotta marittima - quella del Mediterraneo centrale e in particolare della Libia -. Si tratta di circa 3mila persone in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno che già ci aveva già fatto registrare un calo molto significativo rispetto all'anno precedente. Altre rotte storiche - come quella dalla Turchia, dall'Egitto e dalla Tunisia - in questo momento sono obiettivamente assenti».

Salentino, 56 anni, Vincenzo Nicoli dirige il Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di stato dall'estate 2023, ma lavora per questo ufficio - che coordina dall'alto le Sisco (ovvero le Sezioni investigative alla sua diretta dipendenza) e tutti gli uffici investigativi, ovvero le Squadre mobili del territorio italiano - da oltre trent'anni. Per lui, vero esperto sul tema immigrazione clandestina, la contrazione dei numeri che riguarda il fenomeno è frutto principalmente della collaborazione che c'è non solo con i Paesi da cui partono i migranti, ma anche quella con i loro Paesi d'origine; un rapporto consente di fare attività di prevenzione e di contrasto anche direttamente sul posto, cioè nel paese d cui nasce l'esigenza di andarsene. «Lo scambio di informazioni con le polizie libica, tunisina, egiziana e turca porta a riferire informazioni utili a evitare che i migranti irregolari si imbarchino, quindi proprio la loro partenza»ci spiega. E aggiunge: «Abbiamo anche particolarmente accelerato le attività che riguardano l'individuazione dei trafficanti più importanti che sebbene non siano sempre facilmente catturabili, essendo oggetto di ricerca in campo internazionale, hanno fortemente limitato la loro operatività».

In particolare l'Italia da un paio d'anni è leader di un progetto di cooperazione perlopiù europeo, una operation task force (Otf) dal nome ovvio ma concreto, «Mediterraneo», che sta consentendo di scambiare attraverso Europol importanti dati investigativi su numeri di telefono, luoghi di partenza e luoghi di assembramento dei migranti che tentano di entrare in Italia.

«Rispetto agli anni scorsi quello che stiamo registrando è una importante parcellizzazione dei gruppi criminali - assicura il direttore dello Sco -. Fino a 10-15 anni fa c'erano strutture e network criminali internazionali molto più complessi, che gestivano tutte le varie fasi di viaggio dei migranti: dal villaggio di origine fino al paese del nord Europa era tutto un pacchetto che veniva gestito da un'unica organizzazione criminale. Ora ognuno segue una parte del viaggio».

Con queste nuove modalità operative un dato importante è il digital smuggling, ovvero il traffico fatto attraverso i canali social. Solo lo scorso anno lo Sco ha individuato 1.405 tra pagine Facebook e Instagram dove tra l'altro anche persone non inserite in organizzazioni criminali complesse pubblicizzavano viaggi come traversate. «C'è un prezzario legato ai servizi offerti a bordo che va da chi offre l'acqua anziché l'aranciata, il posto coperto o al sole - racconta Nicoli -. Ne abbiamo oscurati 1356 nel corso dell'ultimo anno e questa attività sta destando una attenzione particolare perché ci aiuta a comprendere come la tecnologia abbia influito su questi traffici. Fino a dieci-15 anni fa il traffico riguardava migranti che non erano in grado di autogestirsi. Ora, visto che il telefonino ce l'hanno tutti, la stragrande maggioranza di questi immigrati clandestini, anche al fine di risparmiare, tende ad agire in autonomia».

Anche le nazionalità di chi utilizza questa rotta marittima è molto cambiata, non è più così connessa principalmente alle problematiche dell'Africa centrale.

«Le principali nazionalità degli immigrati sbarcati nel 2025 sono bengalesi, pakistani e siriani, seguiti da egiziani ed eritrei - conclude Vincenzo Nicoli -. Le attività di contrasto fatte sulla rotta del Mediterraneo centrale hanno portato tutta la parte dei migranti irregolari che impattavano sull'Italia a scegliere altre rotte o a non partire proprio».

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