La Trenta contro Palamara nelle suppletive romane

L'ex ministro della Difesa sfida l'ex magistrato a Primavalle. Entro il 3 settembre gli altri contendenti

La Trenta contro Palamara nelle suppletive romane

Ricominciare da Primavalle. Come l'ex magistrato Luca Palamara, come l'ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Dopo l'uscita dal M5s anche la Trenta sceglie il collegio tra Monte Mario e la periferia nord ovest di Roma per ributtarsi in politica. Il 3 e il 4 ottobre si giocherà la possibilità di occupare il seggio di Montecitorio lasciato vuoto a giugno da Emanuela Del Re, eletta nel 2018 con i Cinque Stelle, poi nominata rappresentante speciale dell'Unione Europea per il Sahel. Trenta in una nota parla della sua «volontà di continuare a battersi per gli ideali che hanno da sempre animato la sua carriera politica iniziata come attivista del Movimento 5 Stelle, ed ora in continuità con la volontà di riaffermarli nella realtà politica, da qualche mese con l'Italia dei Valori». Il partito a cui si è iscritta dopo aver abbandonato il M5s il 2 giugno scorso. «Il Movimento non è più la casa della trasparenza, troppi personalismi e troppi compromessi», denunciava l'ex ministra nel post su Facebook in cui spiegava l'addio ai pentastellati. «Lascio ma non lascio la politica, scendo qui, proprio per ricominciare», annunciava nello stesso messaggio. E così è stato. Trenta si candiderà con una lista dal nome «Noi - Nuovi Orizzonti per l'Italia».

Passa da Primavalle anche parte del futuro dell'alleanza tra Pd e M5s. Qualche mese fa sembrava possibile una candidatura unitaria di Giuseppe Conte, appoggiato da tutto il centrosinistra, renziani esclusi. Proposta però rifiutata dall'avvocato ora alla guida del Movimento. Troppo forte la paura di un mezzo flop in un collegio che nel 2018 fu conquistato dai grillini per il rotto della cuffia. Solo due anni prima, nel 2016, Virginia Raggi raggiunse percentuali da plebiscito. Un risultato deludente o non entusiasmante dell'ex premier, avrebbe avuto l'effetto immediato di azzoppare una leadership che già fa fatica a imporsi, tra agguati interni, correnti, dualismi e trabocchetti. Nello stesso collegio si era parlato anche della tentazione contiana di schierare Alessandro Di Battista, sostenuto incredibilmente dal Pd. Ma sembra proprio Dibba l'ostacolo al compimento dell'operazione. «Finché appoggi Draghi non rientro nel M5s», ha fatto sapere l'ex deputato a Conte.

Fino a ora nemmeno il centrodestra, grande favorito per la corsa, non ha un candidato a Primavalle. C'è tempo fino a fine mese per trovare un nome, anche perché le liste vanno presentate entro il 3 settembre, un mese prima del voto. Secondo Il Fatto Quotidiano Fi, Lega e Fdi potrebbero buttarsi sull'ex magistrato Luca Palamara. Palamara, in prima linea nella denuncia del «Sistema» delle toghe, ha già annunciato la sua candidatura dieci giorni fa con una conferenza stampa nella sede del Partito Radicale. Insomma, Primavalle rischia di diventare una competizione simbolica. Una cartina di tornasole delle pulsioni politiche del momento. Proprio come accaduto nel 1997 con le suppletive per il collegio senatoriale del Mugello, in Toscana. Allora divenne senatore l'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, sostenuto dall'Ulivo. Contro di lui Giuliano Ferrara per il Polo e Sandro Curzi di Rifondazione Comunista.

A pochi chilometri di distanza, a ottobre ci sarà un'altra sfida ricca di significati: il segretario del Pd Enrico Letta si candida a Siena, terra del Monte dei Paschi, per conquistare il seggio di Montecitorio lasciato vuoto dall'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

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