Tria: "Non mi dimetto, sono il vincitore morale"

Il ministro in un colloquio con Repubblica: "Se avessi voluto lasciare, l'avrei fatto la sera del deficit al 2,4%"

Tria: "Non mi dimetto, sono il vincitore morale"

"Il problema è stato arrivare fino a oggi. Ma andare via ora, che senso ha?". Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, appare sollevato alla vigilia dell'approvazione definitiva della legge di bilancio. E in un colloquio con Repubblica smentisce le voci di dimissioni.

Tria ripercorre le tensioni degli ultimi quattro mesi, da quando a settembre il governo decise - contro il suo parere - di impostare una manovra con deficit al 2,4%. Lui aveva già stretto un patto con la Commissione europea che prevedeva il deficit intorno al 2%. Ma Luigi Di Maio e Matteo Salvini lo stopparono, con tanto di festa grillina sul balconcino di palazzo Chigi. Poi però i vicepremier hanno fatto marcia indietro, con l'Italia diretta verso la procedura d'infrazione. E Tria celebra il nuovo assetto della manovra come una vittoria personale.

"Se è vero che sono il vincitore morale", ragiona il titolare dell'Economia, "a maggior ragione continuo a fare il ministro. Se me ne fossi voluto andare, l'avrei fatto tre mesi fa…". La notte del 2,4% rimane il punto più difficile del suo mandato. Ma ora quel momento è alle spalle. Anzi, Tria rilancia: "Ora siamo qui ed è possibile capire perché presi quella decisione. Oggi si possono vedere i frutti di quella scelta".

I frutti sono una manovra scritta in gran parte da Bruxelles che riduce gli investimenti, mette mano alle pensioni e, secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio, farà aumentare la pressione fiscale sugli italiani. Ma per Tria i risultati ottenuti nel confronto interno al governo spazzano via lo spettro delle dimissioni.

Del resto, confida, "Non ho mai detto nulla pubblicamente". E quando gli viene fatto notare che i rumours parlano di un suo passo indietro in accordo con palazzo Chigi, glissa sornione: "Ah sì? Interessante, interessante...".

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