L'attacco al decreto Sicurezza: un altro tribunale sfida Salvini

Il Tribunale di Ancona ha disposto l'iscrizione all'anagrafe comunale di un richiedente asilo, sollevando contestualmente una questione di legittimità costituzionale sulle norme del decreto sicurezza. Deciderà la Consulta

L'attacco al decreto Sicurezza: un altro tribunale sfida Salvini

Dopo i casi di Firenze e Bologna, un altro Tribunale smonta le norme del decreto sicurezza. Succede ad Ancona, dove i giudici hanno disposto l'iscrizione anagrafica di un richiedente asilo, sollevando al tempo stesso una questione di legittimità costituzionale presso la Consulta. Come riporta l'Ansa l'ordinanza, firmata dal magistrato Martina Marinangeli, fa esplicito riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione e ipotizza l'incostituzionalità della norma del decreto sicurezza che vieta l'iscrizione all'anagrafe comunale ai richiedenti asilo (gli immigrati ancora in attesa di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato).

A raccontare la vicenda l'Ambasciata dei Diritti, che in un comunicato stampa spiega come il caso del richiedente asilo sia stato seguito dall'avvocato Paolo Cognini dell'Asgi, l'Associazione di Studi Giuridici sull'Immigrazione. Il legale aveva presentato al Tribunale di Ancora un ricorso cautelare volto a conseguire l'immediata iscrizione anagrafica dell'interessato. Al termine del procedimento, il giudice ha disposto l'immediata iscrizione anagrafica dell'immigrato, sollevando contestualmente questione di legittimità costituzionale delle norme del decreto Salvini finalizzare a impedire l'iscrizione anagrafica di chi richiede protezione. Secondo il giudice, infatti, "tali norme violano precetti e diritti fondamentali sanciti dalla nostra Carta Costituzionale".

Per l'Ambasciata dei Diritti la sentenza del Tribunale rappresenta un "risultato di estrema importanza". Non solo per la possibilità data al richiedente asilo di accedere subito ai servizi connessi alla sua iscrizione all'anagrafe comunale, ma soprattutto perché la richiesta di pronunciamento della Consulta "può fare chiarezza definitiva, con effetti vincolanti, sull'incostituzionalità delle disposizioni in materia di iscrizione anagrafica contenute nel primo decreto legge Salvini e sulla loro natura discriminatoria".

Come detto, a Firenze e Bologna i giudici si erano espressi allo stesso modo, ma con una differenza.

Infatti, non avevano sollevato la questione di legittimità costituzionale, ritenendo le norme del decreto sicurezza in linea con i dettami della suprema Carta. Invece il Tribunale di Ancona è andato oltre, ipotizzandone una possibile incostituzionalità. Ora la palla passa alla Consulta.

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