È scoppiata la polemica dopo che il sindaco di Trieste, Roberto Di Piazza, ha dato disposizione di rimuovere lo striscione "Verità per Giulio Regeni" che era affisso sulla facciata del municipio in piazza Unità.
La proposta è stata avanzata nei giorni scorsi dai consiglieri comunali di centrodestra di Trieste che avevano chiesto appunto al consiglio comunale di rimuovere lo striscione per evitare "il rischio di assuefazione".
Roberto Di Piazza ha spiegato la sua decisione in una nota: "Preso atto che l'unica capacità del Pd è quella di fare solo sciacallaggio politico su vicende che meritano tutta la nostra attenzione ma soprattutto quella del Governo al fine di arrivare alla verità, - si legge - in termini concreti e non attraverso striscioni che dopo aver lanciato un giusto messaggio, rischiano di diventare solo un simbolo per lavarsi la coscienza di fronte alla situazione di stallo in cui è piombata la diplomazia sul caso, ritengo opportuno non alimentare queste bassezze politiche attraverso l'esposizione di uno striscione che, purtroppo, grazie alle strumentalizzazioni del Pd, rischia solo di essere politicizzato".
Diverse le reazioni sia dal mondo politico sia da parte degli amici. Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, sostiene che la rimozione dello striscione "Verità per Giulio Regeni" dal palazzo del Comune di Trieste, è stato "un atto intempestivo e fuori luogo, che mostra una grave mancanza di sensibilità in chi lo ha compiuto". Marchesi aggiunge inoltre che "la ricerca della verità non può essere sottoposta a date di scadenza, non si prescrive neppure quando occorrono decenni perché gli autori di gravi violazioni dei diritti umani siano portati davanti alla giustizia. Quello striscione, appeso sui municipi di oltre 170 città italiane, sta a significare un impegno non effimero per la ricerca della verità sulla tortura e l'uccisione di Giulio Regeni. È davvero triste che un vicenda umana così tragica sia diventata oggetto di polemica politica, soprattutto in una città così importante nella vita di Giulio come Trieste".
Il primo a parlare nel mondo politico è stato Gianni Cuperlo, voce della minoranza Dem, che da Facebook afferma: "Sarebbe bello se domattina, con la città invasa dai turisti della regata più partecipata del mondo, su decine di balconi e finestre comparissero un segno giallo, una foto, un richiamo a quella tragedia e a quello splendido ragazzo. Più che bello sarebbe giusto". Ed è proprio questo che hanno deciso di fare gli amici di Giulio: "Togliete lo striscione dal comune e lo ritroverete ovunque", annunciando così un sit in durante la Barcolana.
Gli fa eco Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli Venezia Giulia: "Gesti che alimentano polemiche non aiutano a trovare la verità per Regeni: questo è un obiettivo per il quale tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte. Il mio auspicio è che l'amministrazione comunale di una città importante come Trieste decida di ripensare la sua decisione, rimanendo assieme alle altre istituzioni che rendono visibile la solidarietà alla famiglia Regeni". Detto fatto.
La Serracchiani, poco prima delle 12, ha materialmente riaffisso lo striscione, ma questa volta sul balcone del palazzo della regione."Il sindaco di Trieste Piazza ne ha trovata un'altra, evidentemente ama distinguersi facendo solo cose negative", ha polemizzato secca la senatrice del Pd Monica Cirinnà.
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