Troppe liti nei 5 Stelle. E Di Maio lancia i "facilitatori"

Rendere più efficace il Movimento sui territori e porre fine ai litigi tra gli attivisti dei meet-up. Sono i due motivi che spiegano l'imminente riorganizzazione dei 5 Stelle a livello nazionale e locale attraverso i cosiddetti "facilitatori"

Troppe liti nei 5 Stelle. E Di Maio lancia i "facilitatori"

Riorganizzare il Movimento 5 Stelle a ogni livello - nazionale, regionale e comunale - "per permettere ai gruppi di essere molto più presenti sul territorio, favorire la nascita di nuovi gruppi e risolvere meglio i problemi degli italiani", annuncia Luigi Di Maio.

Come? Attraverso una nuova figura: quella del "facilitatore". Ad annunciarlo è lo stesso capo politico pentastellato in un paio di video pubblicati negli ultimi giorni sul blog ufficiale del Movimento, dove il vicepremier ha spiegato per filo e per segno le modalità di attuazione del progetto di riorganizzazione del partito a livello nazionale e locale.

Se per l'ambito nazionale i 5 Stelle costituiranno un "Team del Futuro" con 12 facilitatori (ciascuno competente per un tema specifico) più altri sei ruoli di organizzazione nazionale al fine di garantire un efficace coordinamento tra gli eletti in Parlamento e al Governo, per il livello regionale Di Maio focalizza la sua attenzione sulla necessità di "relazionarsi continuamente sia verso l'esterno che all'interno, ma anche formarsi e coinvolgere nuove persone". Tre gli obiettivi di massima che i pentastellati vogliono raggiungere schierando un esercito di facilitatori. Quanti saranno? Le regioni più grandi come Veneto, Lazio e Sicilia ne avranno 5 a testa, le più piccole 3 mentre per la Lombardia, "che è grande almeno il doppio di ogni altra regione, ci servono almeno 8 facilitatori", dice Di Maio.

Le tre deleghe dei facilitatori

Tre le deleghe assegnate a queste figure. La prima, spiega il vicepremier grillino, "è quella delle relazioni esterne". Ogni giorno bisogna "curare i rapporti con gli stakeholders, con i sindaci, anche non nostri, che hanno bisogno di aiuto o di supporto dal MoVimento, che vadano a parlare con gli assessori regionali, con gli enti territoriali, con le associazioni, con il no profit". La seconda "è quella delle relazioni interne, vale a dire i rapporti con i nostri eletti all'interno della Regione, i rapporti con i nostri gruppi locali e l'organizzazione delle liste quando ci sono le elezioni comunali". Organizzazione delle liste che non può non passare, secondo Di Maio, da un "percorso di formazione che possa consentire a chi si candida di formarsi da ottobre a dicembre".

Un processo che dovrebbe rendere più efficace la selezione della classe dirigente pentastellata del futuro. Infine la terza delega: "formazione e coinvolgimento. Io immagino una persona che ogni giorno pensa a come coinvolgere nuove persone nel MoVimento", racconta Di Maio, che parla apertamente di "meet-up in conflitto dove i partecipanti litigano tra di loro", cosa che rischia di allontanare i nuovi arrivati. Serve - continua il ministro del Lavoro - "organizzare una volta al mese un incontro regionale con i nuovi, cioè con persone che si stanno avvicinando al MoVimento per la prima volta". La scelta dei facilitatori avverrà tramite voto sulla piattaforma Rousseau, ma attenzione. Perché i facilitatori regionali previsti per ogni regione (3, 5 e 8 per la Lombardia) saranno scelti rispettivamente da una lista di 10, 15 e 20 nomi eletti dagli iscritti alla piattaforma. Di Maio garantisce che non si vorranno "individuare capibastone, né tantomeno gente che gestisce potere".

Il tutto in vista

della terza fase del processo di riorganizzazione dei 5 Stelle a livello comunale "che ha bisogno anch'esso di supporto" e che "sarà spiegato nell'ultimo tutorial", la chiosa finale del vicepremier grillino.

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