Troppi flop, Renzi in caduta libera

Fiducia sotto il 50 per cento, il premier perde cinque punti e apre sul Quirinale: «Va eletto con tutti»

RomaPrevisto e prevedibile, Matteo Renzi non resiste a parlare del pollaio di casa ospite della Gruber su La7 . E naturalmente, delle imminenti elezioni del capo dello Stato. Nulla di nuovo, per carità. Ma con un avvertimento ai ribelli del Pd, che non «pensino di stare per dieci giorni a giocare a “indovina chi”». Si tenterà di avere il voto di tutti, a cominciare da Forza Italia, ma quel che è importante, per Renzi, è «non fare la figuraccia dell'altra volta» (e il pensiero corre inevitabilmente al povero Bersani). Tranchant il monito: «Posso parlar male dei cattivi, ma detesto i vigliacchi. Se si sceglierà un nome, si dovrà essere conseguenti».

È abile, il premier, a infilare qualcosa dei suoi guai personali nel contesto dei guai mondiali. La parola-chiave è «paura», la sfida tra «chi scommette sul futuro e chi no», il classico derby (ancora una volta) «tra coraggio e timore», che vale anche in economia. Una chiave che serve per dire che i risultati deprimenti sull'occupazione sono determinati proprio dal riflesso della «paura di cambiare», così come gli 80 euro non vengono spesi «per l'incertezza del futuro». Eppure, dice Renzi, sul lavoro «o si cambia ora o si va a gambe all'aria».

Rientrato ieri all'alba da una visita lampo negli Emirati Arabi, giusto il tempo per una cena d'affari (dossier Alitalia-Etihad e non solo) con l'emiro Al Nahyan, il premier prova così a giustificare gli scarsi risultati ottenuti fin qui. Una miscela velenosa che erode costantemente, fin da settembre, la fiducia in lui e nel suo governo. «Con gli scivoloni dell'ultima settimana - ha valutato Mannheimer - Renzi perde tra i quattro e i cinque punti». Che la sfiducia aumenti, proprio alla vigilia della partita per il Quirinale, è parere condiviso dai maggiori sondaggisti: un calo fisiologico destinato a salire, con un indice di fiducia media sotto il 50 (nel 2014 era sul 52). Tanto far twittare a Renato Brunetta, capo dei deputati di Forza Italia, il proprio buonumore: «Governo in caduta libera! Per Swg perdita consenso progressiva e inarrestabile #matteostaisereno ».

In effetti, la possibilità che il premier si presenti alle Camere in seduta comune, durante le votazioni del capo dello Stato, come le «anatre zoppe» che l'hanno preceduto ci sono tutte. La minoranza non ha deposto affatto le armi e proseguirà a presentare correzioni ai due provvedimenti che Renzi voleva fossero i suoi fiori all'occhiello, da approvare entro il 23 gennaio: l'abolizione del Senato (assurta via via quasi a una mini-riforma istituzionale completa ma con molti aspetti assai poco coerenti) e l' Italicum . La modifica della legge elettorale, come tradizione insegna, rischia di essere il tallone d'Achille del premier.

Ieri trentotto senatori pd, tra i quali anche sette di maggioranza nel partito, hanno presentato un emendamento sollecitato dall'ex segretario Bersani per l'eliminazione dei capilista bloccati, uno dei nodi più controversi, che potrebbe incontrare sponde interessate anche nella pattuglia dei venti «fittiani» di Forza Italia. Si tenterà un blitz che, anche se non riuscisse nel suo intento di eliminare un aspetto della legge già definito «illegittimo» da alcuni costituzionalisti, potrebbe dare un colpo al Patto del Nazareno.

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