"Troppi voti dei centenari", si indaga nei seggi esteri

La Procura di Roma si muove dopo l'esposto del candidato Fdi anticipato dal "Giornale"

"Troppi voti dei centenari", si indaga nei seggi esteri

Lo scandalo brogli all'estero rischia di riscrivere il verdetto sui parlamentari eletti e di far scoppiare una bomba nei conti dell'Inps. Dopo l'esposto anticipato dal Giornale lo scorso 6 settembre la Guardia di Finanza di Roma sta passando al setaccio gli elenchi degli italiani residenti all'estero, misteriosamente pieni di novantenni, centenari e ultracentenari. C'è una colossale truffa elettorale dietro l'elisir di lunga vita dei nostri connazionali che vivono all'estero? Se l'è chiesto la Procura di Roma, in un fascicolo per ora contro ignoti come scrive Repubblica. Che potrebbe avere ripercussioni anche sui conti disastrati dell'Inps, guidata dal grillino Pasquale Tridico, che finora non ha mai fornito risposte sui 326mila assegni spediti all'estero, che ci costano 1,4 miliardi di euro all'anno.

A scoprire l'arcano era stato in campagna elettorale l'onorevole Fdi Andrea Di Giuseppe, allora capolista alla Camera nella circoscrizione Nord America-America centrale, difeso dagli avvocati Romolo e Massimo Reboa. Ha chiesto gli elenchi degli elettori e ha scoperto che su 437.802 nominativi, 55.490 hanno tra 70 e 79 anni, 45.441 tra 80 e 89 anni e 21.427 fino a 98 anni e 2.218 più di 99 anni. Un dato irrealistico, se paragonato ai centenari italiani (appena 17mila su quasi sessanta milioni). È una coincidenza che all'estero il Pd abbia preso il 34% al Senato e il 28% alla Camera, tanto da portare a casa sette eletti su dodici seggi? Possibile che in questi ultimi vent'anni qualcuno abbia votato e incassato l'assegno Inps per conto di nostri connazionali morti da tempo, sotto il naso di Farnesina, Viminale e patronati, dove la sinistra fa il bello e il cattivo tempo? Altamente probabile, come peraltro aveva già documentato il Giornale lo scorso 20 settembre, citando nomi e cognomi di italiani morti ma mai rimossi dalle liste, che per la Farnesina erano in regola, stando alle rassicurazioni del direttore generale per gli Italiani all'estero e le politiche migratorie Luigi Maria Vignali.

Che fine avranno fatto quei plichi? Quanti di quelli arrivati in Italia erano contraffatti? Lo scoprirà la Procura, è l'auspicio. Dopo le elezioni abbiamo dato notizia di come soprattutto in Nord America e Canada molte pensioni italiane all'estero fossero a rischio di sospensioni per la mancanza delle cosiddette «attestazioni di esistenza in vita», necessarie per continuare a percepire la pensione. Il Mef aveva mandato un ultimatum («rispondete entro 15 giorni a partire dal 28 settembre 2022») alle ambasciate e ai consolati. C'entra qualcosa la denuncia sui brogli? Possibile. «Sono lieto di sapere che l'attività investigativa proceda e mi auguro che sia fatta chiarezza su questa vicenda che per primo ho portato all'attenzione delle autorità ben prima di esser eletto», dice il deputato meloniano al Giornale, che mentre il Pd propone di togliere lo ius sanguinis ai figli degli italiani all'estero ha già presentato una proposta di legge per ridare la cittadinanza italiana a chi la perse nel 1992, abolire l'Imu sulla prima casa per chi vive all'estero e una per potenziare la rete consolare.

Ma lo scandalo sfiora anche il collegio America del Sud.

Il Maie ha portato a casa un deputato (Franco Tirelli) e un senatore (Mario Alejandro Borghese) nonostante «evidenti brogli, schede di colore diverso con nomi prestampati e refusi tipo Camera dei diputati», come denuncia il meloniano Emerson Fittipaldi che spera nel riconteggio. «Senza brogli sarebbe già senatore», assicura Roberto Menia di Fdi.

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