Il governo Meloni prende forma con l'incastro nelle caselle chiave. Si delinea la squadra dei ministri all'indomani del vertice di Arcore tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. E l'intesa sulle presidenze delle Camere sembra in dirittura d'arrivo. La presidenza del Senato dovrebbe andare a Fratelli d'Italia con Ignazio La Russa mentre la Lega conquisterebbe il vertice di Montecitorio con Riccardo Molinari. Forza Italia rinuncia. Ma incassa il ministero degli Esteri con Antonio Tajani e due ministeri di peso con portafoglio, uno dei quali dovrebbe andare a Licia Ronzulli. Sarebbe questo l'accordo vidimato dai tre leader al vertice di Arcore. Meloni, Salvini e Berlusconi si rivedranno nelle prossime ore (tra martedì e mercoledì) per andare al Quirinale con un pacchetto già pronto. Alla Farnesina la trattativa è chiusa con il via libera al coordinatore nazionale di Fi. Alla Difesa il meloniano Adolfo Urso è il favorito. La terza casella su cui sarebbe stata trovato l'accordo è il ministero della Salute: Guido Rasi, ex direttore dell'Ema, è in pole. Restano le due opzioni di partito: Guido Bertolaso e Alberto Zangrillo. Chiusa la partita anche sul ministero della Giustizia: Carlo Nordio andrà sulla poltrona di via Arenula.
Il ministero dell'Economia resta il vero nodo da sciogliere. Tant'è che l'ex ministro Giulio Tremonti ci tiene a sottolineare: «Non ho proposto il nome di Mario Canzio» precisa al Giornale. Il nome dell'ex ragioniere generale dello Stato è tra le opzioni che il centrodestra sta sondando in queste ore. Sul nome di Tremonti per la guida del ministero dell'Economia non ci sarebbero veti o vecchie ruggini ma semplicemente non figura tra i nomi proposti da Fdi. Al netto delle opzioni già in campo Fabio Panetta e Dario Scannapieco, l'alternativa potrebbe essere un profilo politico: il leghista Giancarlo Giorgetti.
Per il ministero del Lavoro Meloni punta su un tecnico di area: si fa il nome di Maurizio Leo, responsabile dei dossier economici di Fdi. Al Viminale arriva Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Matteo Salvini. La Lega prova l'ultimo pressing per piazzare Nicola Molteni. Assalto destinato a fallire. Per il ministero della Transizione ecologica la scelta ricade su Antonio D'Amato, l'ex numero uno di Confindustria. In passato vicino a Silvio Berlusconi. Ma pare che il suo sponsor sia stato Guido Crosetto. L'ossatura del Meloni 1, quindi, è definita.
La prossima settimana servirà a definire gli incastri tra i partiti e le altre deleghe. Ma soprattutto a definire la casella di vicepremier. Il numero due di Palazzo Chigi dovrebbe essere Matteo Salvini. Il leader del Carroccio vorrebbe le Infrastrutture. Ma potrebbe andare anche al ministero dell'Agricoltura, diventata una super-delega con i fondi Pnrr. Per il ministero della Famiglia è in corso il ballottaggio tra Fratelli d'Italia e Lega. Salvini vuole Erika Stefani o Giulia Bongiorno, i meloniani spingono per Isabella Rauti. Per il ministero del Sud sarebbero in corsa Nello Musumeci o il forzista Alessandro Cattaneo (in campo anche per gli Affari regionali). Raffaele Fitto continua a essere tra i papabili per il ministero degli Affari europei.
Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli è in corsa per l'Ambiente mentre l'ex consigliere d'amministrazione di Rai pubblicità Giampaolo Rossi è accreditato per assumere il timone del ministero dei Beni Culturali. Resta infine da sciogliere il nodo per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Giovanbattista Fazzolari e Guido Crosetto sono i due papabili.
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