Minorenni, italiani, annoiati e figli di famiglie normali. Dopo gli aggressori di Daisy Osakue hanno un nome anche quelli di Buba Seeasay, il 24 gambiano che la sera del 2 agosto aveva preso insulti («negro bastardo») e un paio di colpi a salve mentre si allenava nei pressi del centro di accoglienza che lo ospita a Pistoia. Non sono stati resi noti perché hanno solo 13 anni: a incastrarli alcuni testimoni che li avevano visti sparare nel retro di una palestra e vicino alla chiesa di Vicofaro, i video delle telecamere di sorveglianza e infine le perquisizioni domiciliari della Digos e della Mobile.
La loro bravata è rimasta impunita per meno di una settimana. Poi, quando il cerchio delle indagini si è stretto intorno a un gruppo di ragazzini della zona, due di loro sono crollati ammettendo le loro responsabilità alla presenza dei genitori. Che sono caduti dalle nuvole. «Una goliardata» senza alcuna implicazione politica o razziale, questa è stata la loro difesa. Che alla luce degli insulti pronunciati subito prima di esplodere i colpi convince fino a un certo punto.
Per dimostrare il loro ravvedimento hanno consegnato agli agenti l'arma - una scacciacani che appartiene al padre di uno di loro, riproduzione di una Beretta a cui era stato tolto il tappino rosso obbligatorio - insieme a più di 200 proiettili a salve. E poi hanno ricostruito quella serata balorda: prima erano andati a sparare come al solito in quel terreno vuoto, dopodiché si sono spostati in bicicletta, hanno incrociato Buba che stava correndo e hanno cambiato bersaglio. Così, per ammazzare il tempo.
Don Massimo Biancalani, il parroco che già un anno fa era finito sui giornali quando l'estate scorsa portò i migranti a fare il bagno in piscina aveva già capito tutto e l'aveva detto nell'omelia di domenica scorsa, che secondo lui stavolta non c'entrava l'odio dei grandi. Ma non per questo minimizza: «Sono poco più che bambini, per loro ci sono tutte le attenuanti. Eppure bisogna riflettere su un certo tipo di messaggio, xenofobo e razzista, che è passato coinvolgendo gli strati più popolari della società e arrivando a condizionare anche le coscienze dei giovanissimi».
Negli ultimi mesi Don Biancalani, da sempre impegnato nell'accoglienza degli stranieri, era stato più volte attaccato da simpatizzanti di estrema destra e da alcuni esponenti della Lega. Eppure lui non fa sconti nemmeno al governo precedente: «Non dobbiamo addossare tutto a Salvini perché purtroppo anche con Minniti sono state fatte delle operazioni molto dure verso i migranti. I media e la politica devono essere più responsabili, e anche a livello ecclesiastico ci sentiamo isolati».
Avendo meno di 14 anni i ragazzini non sono imputabili, ma il fascicolo è stato comunque trasmesso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Firenze che potrebbe
prendere provvedimenti civili o amministrativi. Niente a che vedere con il «far west» evocato nei giorni scorsi, ma comunque un episodio incivile che - soprattutto in un momento del genere - non va trattato con sufficienza.
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