Trump attacca Obama: mi faceva spiare i telefoni

Presidente scatenato contro il suo predecessore «Come il Watergate». La replica: «Un esaltato»

Trump attacca Obama: mi faceva spiare i telefoni

New York Trump è sempre Trump. Non cambia e non cambierà mai, neanche ora che siede alla Casa Bianca. Attaccare, attaccare e attaccare sempre! Questa è la sua strategia, come se fosse ancora in campagna elettorale. Questa volta la vittima è l'ex presidente Obama, che il tycoon ha fatto a pezzi con due tweet velenosi e con parole pesanti e minacciose che non hanno precedenti nella storia americana. «Ho appena scoperto che (Obama) ha messo sotto intercettazione i telefoni della Trump Tower poco prima della mia vittoria. Nulla è stato trovato, questo è maccartismo», ha scritto ieri all'alba il presidente Trump in un primo Tweet.

«È legale che un presidente in carica possa monitorare una elezione presidenziale? Un avvocato potrebbe avviare una grande causa, visto che Obama intercettava i miei telefoni lo scorso ottobre», così Trump chiudeva il suo primo tweet spedito alle 4 di mattina. Ma per il presidente-tycoon queste parole al vetriolo non erano sufficienti, dopo due ore faceva seguire un secondo tweet: «Da quanto tempo il presidente Obama intercettava i miei telefoni durante il sacro processo elettorale? Questo è il Nixon/Watergate. Cattivo o malato ragazzo?».

L'ex presidente non ha risposto a questo duro attacco di Trump e difficilmente lo farà. Ci ha pensato Ben Rhodes, ex consigliere alla sicurezza nazionale dell'amministrazione Obama, a replicare con fine ironia al presidente-tycoon, definendolo senza tanti giri di parole «un esaltato». «Nessun Presidente può ordinare l'intercettazione dei telefoni di un candidato alle presidenziali. Queste restrizioni sono leggi federali affinché un privato cittadino possa essere protetto da un presidente come te!».

Trump ha preso lo spunto per questo duro attacco ad Obama da una notizia pubblicata ieri dal sito politico conservatore Breitbart.com, creato e diretto fino allo scorso anno da Steven Bannon (ora l'ideologo e il consigliere più ascoltato del tycoon alla Casa Bianca), ma l'Fbi finora non ha smentito né voluto confermare queste accuse. Per iniziare un'intercettazione, l'Fbi ha bisogno di un ordine firmato da un giudice federale. E diversi adviser di Obama ieri hanno smentito che ci sia mai stata la richiesta di mettere sotto controllo i telefoni della Trump Tower. Staremo a vedere se si tratta di una bufala del sito Breitbart.com, ripreso da un neo presidente che di notte non dorme, come Napoleone, e che può rischiare una Waterloo, specie se continua ad attaccare di petto gli agenti-spioni dell'Fbi, soliti a metterlo in imbarazzo con soffiate mirate al Washington Post e al New York Times.

E per non farsi mancare niente, Trump ha spedito ieri un altro tweet, questa volta per difendere il suo ministro della giustizia: «Il primo incontro tra Sessions e l'ambasciatore russo è stato

organizzato dall'amministrazione Obama nell'ambito del programma di educazione di 100 diplomatici«. E ha precisato che l'ambasciatore Kislyak è stato ospite alla Casa Bianca di Obama per 22 volte e ben 4 volte lo scorso anno.

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