Trump e Iran, il nucleare è un giallo

Il tycoon: "Deciso ma non vi dico". Stretta sulla Corea. Pyongyang: "Cane che abbaia"

Trump e Iran, il nucleare è un giallo

New York - Teheran contende a Pyongyang il primato dei dossier caldi su cui i leader del mondo si stanno confrontando all'Assemblea Generale dell'Onu. Dopo il duro scambio di accuse tra il presidente americano Donald Trump e il collega iraniano Hassan Rohani sale la tensione sul destino dell'accordo sul nucleare. «Ho deciso, vi farò sapere», ha preannunciato ai cronisti il tycoon tenendo il mondo col fiato sospeso, proprio come fece con l'accordo di Parigi sul clima. Anche il segretario di Stato Rex Tillerson, che ha incontrato i ministri dei 5+1 al Palazzo di Vetro, non ha lasciato trapelare nulla, mentre fonti del New York Times spiegano che The Donald mira a rivedere l'accordo per rafforzarne le condizioni piuttosto che cancellarlo. Secondo fonti dell'amministrazione Usa citate da Nbc, invece, il presidente propende per la «decertificazione» dell'intesa siglata nel 2015 da Barack Obama, rimettendo al Congresso la decisione sul ritiro. Trump spererebbe di spingere gli alleati europei a concordare di rinegoziare alcune misure e fare pressione sull'Iran perché torni al tavolo dei colloqui. Una possibilità, questa, che Rohani esclude: «L'accordo è un palazzo, se togli un mattone crolla la struttura, questo dev'essere chiaro agli americani», ha tuonato il leader di Teheran incontrando un ristretto gruppo di giornalisti, dopo aver chiesto le scuse degli Usa per le parole «offensive» pronunciate dal tycoon all'Onu. Tillerson, da parte sua, ha ammesso che ci sono «problemi significativi» con il patto, dopo il quale «abbiamo visto tutto tranne che stabilità» nella regione.

Chi invece lo difende a spada tratta è l'alto rappresentante degli Affari Esteri dell'Ue, Federica Mogherini, secondo cui «non c'è alcun motivo per smantellare un accordo che funziona e dà risultati» e tutte le parti concordano sul fatto che finora è stato rispettato, come certificato dall'Aiea. L'unità del fronte europeo, però, è a rischio, visto che il presidente francese Emmanuel Macron, pur dicendo che uscire dall'intesa sarebbe un errore, ritiene che «non sia più sufficiente, dato l'aumento della pressione che Teheran sta esercitando nella regione».

Sul fronte nordcoreano, invece, a margine di un incontro con il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il premier giapponese Shinzo Abe, Trump (che il ministro degli esteri di Kim Jong-un ha definito «un cane che abbaia») annuncia l'imposizione di nuove sanzioni a Pyongyang, prendendo di mira le società finanziarie e le persone che fanno affari con il regime. Inoltre, rivela che la Cina ha chiesto alla sua Banca Centrale di bloccare le operazioni finanziarie con il Nord, una mossa «audace» tanto quanto «inaspettata», per cui ha ringraziato il presidente Xi Jinping.

Mentre in Consiglio di Sicurezza all'Onu Tillerson ha detto che le minacce di Nord Corea e Iran - definiti da Trump «Stati canaglia» - sono uguali, ma le situazioni sono differenti: un accordo nucleare con Pyongyang sarà diverso da quello con Teheran.

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